VOLLEY Mondiali 2018 e dintorni, conta solo la Tv

Mondiali di volley femminile, Italy 2014, indicazioni per la zona mista

Mondiali 2018 e dintorni, per il volley ormai conta solo la Tv.
La FIPAV (Federazione Italiana Pallavolo) ha scelto la Tv. La decisione di far giocare le partite della Nazionale alle ore 21.15 nel campionato mondiale che l’Italia ospiterà in autunno, manifesta in modo evidente la volontà e l’indirizzo dei governi pallavolistici.
Al plurale, perché spesso e senza scrupoli, anche i club quando c’è stato da spostare in avanti il fischio d’inizio anche di finali scudetto, non hanno avuto nulla da obiettare. La cosa importante è andare in tv e in effetti quale ribalta migliore di una rete Rai in prima serata? Anche se poi, come accadde in occasione degli ultimi Europei, se la Nazionale stecca, il gol si trasforma in autogol.
Come nella vita politica di questo Paese e in generale ovunque, la storia, anche quella con la S maiuscola, viene rimossa, dimenticata, non insegna nulla.
E’ stato difficile far fruttare in modo definitivo la bellezza di tre titoli mondiali, evitare che ogni volta le imprese degli azzurri sfiorissero e fosse o poi ricordate come mancate occasioni di promozione. Ogni volta che arriva un grande risultato, si rimette sul piatto il solito disco: ora non sprechiamo tutto, sfruttiamo il boom per far decollare il volley. Ho sentito questo discorso tante volte… L’ultima dopo l’argento di Rio. Sapete tutti cosa è successo da allora, evito di riaprire cicatrici ancora fresche.

Anche all’Olimpiade…
Del resto accade anche al’Olimpiade, da quando si gareggia conta solo la tv. I giornali servono nella marcia di avvicinamento, poi quando la fiaccola arde nello stadio, i giornali vengono considerati poco più che carta straccia, un fastidio da evitare o contenere.
Nella stragrande maggioranza dei casi, anche chi vince una medaglia transita in sala stappa per una manciata di minuti, che si esauriscono in fretta, con tre atleti da…interrogare e tradurre.
Funziona così da tanto tempo ormai, salvo rare e lodevoli eccezioni e spesso la pallavolo è stata una di queste eccezioni in sede olimpica. Ma negli ultimi tempi le cose sono peggiorate, per una malintesa interpretazione delle priorità, specie in zona mista.
Basta pensare a cosa fu allestito a Milano in occasione dei Mondiali femminili 2014 (in un post successivo pubblicherò le foto della zona riservata alle interviste e della zona ospitalità, che fu assai poco ospitale) sia per quanto riguardò i posti per seguire le partite che poi i loculi angusti della zona mista, per arrivare ai quali si faceva un percorso tortuoso con vista sui gelidi e ventosi corridoi che conducevano fuori del Forum.
Difficoltà che esistono anche in occasione di eventi di club, dove specialmente a fine manifestazione (Coppa Italia o play off che siano) lo scenario di fine partita vede l’assenza di un momento ufficiale per le interviste con giocatori, giocatrici, tecnici. Il campo invaso dal pubblico e la musica a palla che prosegue imperterrita, rendendo problematica la comprensione di parole pronunciate anche a distanza ravvicinata.

Il vantaggio dei microfoni tv

E poi la tv offre il vantaggio che non si corre il rischio di dover rispondere a domande scomode. Non è una critica ai conduttori, è normale che ci sia un rapporto diverso in quel contesto tra partner. Si va ai microfoni per fare passerella e raccontare ciò che si vuole, per farsi vedere, per dire le proprie verità. Comodamente, sapendo che per contratto non sorgeranno problemi o polemiche indesiderate, come talvolta succede con quegli impiccioni dei giornalisti che scrivono sulla carta. Infatti sono state abolite o quasi le conferenze stampa, perfino quelle classiche per presentare le Nazionali o i nuovi ct. Ed è successo che anche in occasione di press conference, non si sia dato modo di fare domande.

Tutto questo per spiegare come la pallavolo a livello di comunicazione abbia fatto passi indietro giganteschi negli ultimi anni. La pallavolo è tornata ad essere principalmente un fenomeno locale, a livello mediatico, anche perché gli orari di chiusura dei quotidiani sono decisamente in conflitto con gli orari delle partite di pallavolo e la loro incerta durata.
Come ad un certo punto era stato facile prevedere, orari sempre più notturni, video challenge, time out, slittamenti imprevisti, hanno neutralizzato i benefici del Rally Point Sistem.
Ma i governi sportivi, nazionali e internazionali, sono sempre più autoreferenziali e dunque insensibili alle problematiche dell’informazione. Basta monitorare ciò che accade. Basta pensare al livello qualitativo esibito. Le notizie vengono nascoste, omesse, per non sottoporle al giudizio. Meno si sa e meglio è, alla faccia della trasparenza che viene sempre sbandierata a sproposito. Ci sono federazioni che viaggiano senza le più elementari cognizioni mediatiche. Non sanno e non si interessano di imparare, di sapere.
Leggendo il ricordo di un convegno organizzato a Bari nel 2015 (Comunicare il volley) queste sono le considerazioni che ha suscitato, a tre anni di distanza, la lezione di quell’apprezzabile tentativo di progresso. A Bari si indicava la via a seguire, peccato che il governo abbia poi preso strade diverse, rinnegando quella lezione, quel fermento che animava personaggi propositivi.
Personalmente, resto sulle idee espresse in quella sede. Poi c’è chi ha predicato bene e razzolato male. C’è chi vorrebbe lavorare in quella direzione auspicata, ma è stato ostacolato dalla “politica” e dalle incompetenze. E semplicemente chi si è dimenticato di tante belle parole, scivolate come sabbia tra le dita.
Da lontano, con distacco, certe cose si vedono anche meglio e le mie sono osservazioni serene. Condite dall’inevitabile dispiacere di chi ha visto sfumare anni e anni di lavoro comune, di idee, progressi. Tutto finalizzato solo alla crescita di questo sport.
Peccato, perché Bari 2015 aveva qualcosa, anzi qualcuno, in comune con il presente. Tre anni fa c’era voglia di pluralismo, di confronto. Poi sono avvenute cose strane, anche nella comunicazione. Si è dato un calcio al passato, scegliendo altre strade, arrivando a comprare il silenzio e dando un valore economico a ciò che valore non aveva. (naturalmente senza comunicare nulla). Quindi sprecando risorse nella mediocrità. Dimenticando che chi non ha memoria del passato, è destinato a non avere un futuro.

VOLLEY Dal Mondiale alla periferia: la pallavolo pugliese ha voglia di comunicare

Leandro De Sanctis

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