E noi come stronzi rimanemmo a guardare | Recensione

E noi come stronzi rimanemmo a guardare. Sembra la prima o l’ultima parte di un titolo di film di Lina Wertmuller, in realtà fece parte di un discorso pronunciato dallo scrittore Andrea Camilleri. Un film curioso, particolare, che nella prima scena risulta insopportabilmente disturbante, come sempre può essere la rappresentazione sia pure goliardica del vestiario nazista. Anche se si potrebbe dire che si parte ricordando una tremenda dittatura per poi approdare ad un’altra futura diversamente crudele. L’algoritmo erede dunque del nazismo, quelle uniformi oscene che hanno martoriato corpi e menti passano il testimone all’algoritmo che incarta incartando l’orrore di vite sfruttate e calpestate nei jingle che devono accompagnare la consegna del cibo. Decenni di lotte sindacali, piccole e grandi conquiste spazzate via. La classe operaia non solo non va più in Paradiso, ma è costretta a vivere perennemente nell’Inferno.
Il dizionario ricorda la definizione di algoritmo: Qualsiasi schema o procedimento sistematico di calcolo. Si dice algoritmo una sequenza finita e ordinata di operazioni elementari e non ambigue che permettono di risolvere, in maniera deterministica, un problema in tempo finito, ovvero l’algoritmo ha un termine.
Detto questo, come sempre, è l’uso che si fa degli algoritmi che distorce tutto e trasforma il mondo in un inferno che annienta le vite di quasi tutti e regala stratosferiche e immorali ricchezze a pochi.
Più che un film, E noi come stronzi rimanemmo a guardare è uno sfogo, accorato, amarissimo e disilluso. E se certi passaggi magari risultano esageratamente caricati, tutto il senso che Pif ha voluto dare alla sua storia, al suo sfogo impotente, prende forma.
Pif ha confezionato, assegnando a un Fabio De Luigi perfettamente calato nel ruolo ed efficace come poche altre volte. Inventore dell’algoritmo carnefice, e poi egli stesso vittima, licenziato dalla sua azienda proprio dal sistema da lui messo a punto. Le scenette, i paradossi, l’impossibilità di restare umani, di continuare a vivere amori reali: tutto contribuisce alla creazione di un desolante quadro cinematografico che è lo specchio di vite perdute, del mondo che c’è e di quello che verrà, presumibilmente sempre peggio.
E l’amara chiusura di E noi come stronzi rimanemmo a guardare ricorda che siamo noi stessi a consegnarci integralmente alla dittatura dei tempi moderni, del web e delle app alle quali sembra che non si possa più rinunciare. Sembra. Perché in realtà tutto sarebbe possibile. Ma le giovani generazioni soprattutto sembrano non aver compreso e ungono con inconsapevole leggerezza, le ruote del loro futuro carro funebre.

E noi come stronzi rimanemmo a guardare

E NOI COME STRONZI RIMANEMMO A GUARDARE – Italia 2021. Durata 108 minuti. Su Sky/Now
Regia: Pif.
Interpreti: Fabio de Luigi, Pif, Ilenia Pastorelli, Valeria Solarino, Maurizio Marchetti, Eamon Farren, Maurizio Nichetti.

Leandro De Sanctis

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