Tredici vite | Recensione

Tredici vite | Recensione. Il bel film di Ron Howard sulla drammatica vicenda dei giovanissimi calciatori thailandesi rimasti intrappolati nelle grotte Tham Luang (estate 2018) è parente stretto di un accuratissimo documentario. Rigoroso nel non voler accentuare l’aspetto spettacolare cinematografico, Tredici vite racconta una storia vera con un approccio emotivamente e tecnicamente rispettoso. Anche la musica, quando c’è, è volutamente sobria, lontana degli stereotipi epici di tanto cinema americano.
Nonostante sia una vicenda vera, per cui lo spettatore ricorda cosa accadde (e se non lo ricorda farà presto a soddisfare la sua curiosità cercando notizie on line) si resta avvinghiati emotivamente ad una storia realmente drammatica, faticosa da rivivere anche dal divano di casa (il film è uscito in streaming su Amazon Prime). Si palpita per i figli, per i navy seals e per i sub che vengono coinvolti nell’opera di salvataggio. Come recita il poster di lancio, aiuti da 17 Paesi del Mondo, coinvolte 5000 persone. La mobilitazione è planetaria perché l’impresa appare davvero disperata e ciò che avviene in quei diciotto giorni è anche una lezione per tutti.

L’importanza di fare squadra

Fanno squadra i giovani calciatori e il loro giovane ma responsabile allenatore, fa squadra la popolazione thailandese che sacrifica il raccolto per provare a dare una possibilità in più di salvezza, privilegiando le vite dei ragazzi alla loro stessa sussistenza vitale (poi il governo li risarcirà, ma loro in quel momento non lo possono certo immaginare).
A qualunque latitudine, dove c’è cultura fondamentale, i figli sono figli e i padri si mobilitano, la rete di salvataggio si forma nel disperato tentativo di non arrendersi.
Ci sono anche le inevitabili frizioni, la diffidenza, la politica che si insinua, ma c’è anche e soprattutto l’indomita voglia di farcela davvero, di salvare quelle vite, anche a costo di perdere la propria. Perché quei tunnel strettissimi, quelle rocce appuntite, rendono le ore di traversata subacquea un’incognita continua. E bisognerà tentare l’impossibile, sapendo di rischiare ma senza poter scegliere. E’ così che dovrebbe andare nel mondo, altro che fare le guerre e aggredire per soffocare ogni indipendenza, tanto per non dimenticare come invece si comportano, ad esempio, Russia e Cina.
Tredici vite è un capolavoro di perizia cinematografica, perché girarlo ricreando quelle condizioni estreme non era certo semplice. E’ un confronto tra modi diversi: l’Oriente con la sua spiritualità e il suo modo di intendere la vita, la religione, le avversità. L’Occidente con le eccellenze individuali che si mettono al servizio di un’impresa in cui solo uniti si può raggiungere lo scopo. E si esalta anche quella sconosciuta e spesso sottovalutata saggezza contadina che sa risolvere situazioni con la fantasia che nasce dall’esperienza e dalla competenza specifica. Dannati monsoni: già una piaga normalmente, figuriamoci quando arrivano prima del previsto, così, all’improvviso. Come scoprirono quei tredici giovani calciatori.
Ron Howard ha affidato a Colin Farrell, Viggo Mortensen e Joel Edgerton i tre ruoli principali tra i soccorritori, ma il film fonde bene, anche linguisticamente, gli attori thailandesi che concorrono alla riuscita di un film che è anche un omaggio a chi non ce l’ha fatta, come Saman Kunan, ex triatleta e subacqueo, scomparso il 6 luglio per mancanza di ossigeno (probabilmente un guasto all’attrezzatura) mentre era immerso nella grotta. Perché Tredici vite è un film di emozioni e immagini forti, ma anche di ambiente e di suoni: come la pioggia dei monsoni che martella incessantemente.

Tredici vite

TREDICI VITE – Stati Uniti 2022 Durata 149 minuti. Attualmente su Amazon Prime Video*

Regia: Ron Howard.
Interpreti: Colin Farrell, Viggo Mortensen, Joel Edgerton,, Tom Bateman, Teeradon Supapunpinyo, Sukollawat Kanarot, Paul Gleeson, Lewis Fitzgerald,
* visto in versione originale con sottotitoli

Leandro De Sanctis

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