VOLLEY Il numero 1 è donna: Simona Sileoni della Lube Macerata (extended version)

Da domenica le semifinali dei play off mettono di fronte Modena e Macerata, curiosamente i due club che hanno una donna ad occupare la carica presidenziale: Catia Pedrini e Simona Sileoni. Lube e Casa Modena sembrano poter avviare un nuovo duello classico del volley, come lo sono stati Torino-Parma, Modena-Parma, Modena-Treviso, Treviso-Cuneo,Macerata-Trento. Macerata ogni anno prova a vincere tutto, Modena è già scatenata in campagna acquisti (da tempo si parla del cubano Simon, è di ieri l’indiscrezione riguardante Sokolov) e vuole attrezzarsi a 360 gradi per tornare ad essere un club di vertice. Catia Pedrini è entrata come un ciclone nella realtà del volley modenese, particolare, esigente, selettiva, a volte criticona come capita quando c’è tanta passione a condire il rapporto con la pallavolo e con la squadra. Si dice sempre che il mondo è cambiato, ma per le donne, in certi casi, sembra sia rimasto all’età della pietra quando si trovano a lottare contro pregiudizi e villanie. Abbiamo dato la parola a Catia e Simona, le donne numero 1 del volley. Ecco le risposte di Simona Sileoni.
 

Una donna presidentessa di una squadra di volley. Che significato ha secondo lei?

«Che così come si evolve il mondo, altrettanto fa lo sport. Non dimentichiamoci che la Germania, uno dei paesi più forti del mondo, è guidato da una donna… Cosa vuole che sia in confronto, una società sportiva?».
 
Cosa pensa di ciò che ha fatto la sua squadra fino a questo punto della stagione?
«Dal punto di vista dei risultati non posso certo essere contenta. Ma è anche vero che questa squadra ci ha fatto vedere in più occasioni una grande pallavolo. Sono molto fiduciosa che possa fare altrettanto in questi play off».

 Cosa le piace della sua avversaria di semifinale?
«Modena è sempre accompagnata da un enorme fascino per la grande tradizione che si è costruita negli anni. E poi ci sono anche le similitudini a partire dalla presidente donna».
 Lube costretta ed emigrare e con un palazzetto di insufficiente capienza. Modena che invece gioca nel tempio del volley. Quali riflessioni vi suscita?  Ora che perfino nel calcio si è capita  l’importanza di avere uno stadio adeguato e da poter sfruttare, pensate che considerazioni simili possono essere calde anche nel volley? Dove giocherà la Lube l’anno venturo?
 
Penso a chi più di 20 anni fa, quando è nata la società, ci aveva etichettati come delle meteore… dopo tutto questo tempo siamo ancora qui ai massimi livelli. Il calcio è un mondo a parte. A livello di introiti economici può contare su dei canali che per noi non esistono o comunque ci si può fare affidamento in minima parte (il bilancio delle società di calcio contempla voci come merchandising, diritti tv, ristoranti.. in una società di volley non potrebbero essere uguali anche per il diverso bacino di utenza). E’ impensabile che in un momento come questo un’azienda, pur sana come la nostra, possa farsi carico di un investimento del genere. Ha altre priorità che riguardano gli aspetti produttivi e quindi i suoi dipendenti. Speriamo in un palas che possa essere la casa della squadra dalla prima all’ultima partita della stagione. Se questo palasport dovesse sorgere a Civitanova, come ci è stato prospettato, giocheremo lì.

 Il momento più bello e quello più brutto che avete vissuto da presidenti
«Il momento più bello il secondo scudetto…quando sul 2 a 0 eravamo davvero in pochi a crederci. Il momento più brutto, quando ancora non ero presidente, ma seguivo ugualmente la nostra Lube: gara 5 di spareggio semifinale a Jesi contro Treviso. Da 2 gare a 0 per noi, a 3 gare a 2 per loro. Non lo dimenticherò più».
 
Prima di diventare presidenti, cosa era per voi il volley? Lo avete giocato da ragazze quando andavate a scuola?
«Era un bellissimo modo di passare del tempo con le amiche, in qualsiasi posto dove ci fosse presente una rete, anche la più vecchia e scalcinata! A scuola era pane quotidiano, col nostro insegnate di educazione fisica, che era davvero fissato per  il volley».
Quale giocatore della squadra avversaria temete di più e pensate possa essere più pericoloso?
«Modena ha ottimi giocatori, anche dei campioni. Li rispettiamo tutti, ma penso che la Lube possa permettersi di non temere nessuno».
 
Cosa pensate della possibile riforma del campionato, una Major League a circolo virtuoso che punti anche a ricavi autoprodotti dal movimento?
«Ritengo che in un momento particolare come questo, ogni progetto volto a sviluppare l’aspetto economico/gestionale della società, così come la qualità dello spettacolo che si offre al pubblico vada valutato, e lo faremo molto attentamente». 
Avete percepito diffidenza solo per essere donne in un ambiente smaccatamente maschile?
«All’inizio decisamente sì, non lo nascondo, ma per ciò che mi riguarda, ormai il grosso della diffidenza è storia passata. Ho imparato pian piano a scavare come l’acqua nella roccia, e quello, da donna, dovrò sempre farlo. Ma non mi pesa, anzi, per certi versi mi diverte».
 
 Se oggi foste delle giocatrici di volley, in quale ruolo vorreste giocare e perché?
«Decisamente la palleggiatrice…mi divertirei un mondo ad “imbeccare” al meglio le “mie” bocche di fuoco… e poi siamo realisti…. Sarebbe un ruolo perfetto anche per la mia statura».

Leandro De Sanctis

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