Impressioni di settembre, i ricordi della PFM

Impressioni di settembre, i ricordi della PFM. Grazie a Franco Lippolis che ha proposto il post sul Gruppo Facebook, ripropongo le parole dei membri della Premiata Forneria Marconi riguardanti il loro brano più celebre, quello che li portò nelle case degli italiani grazie alla tv, in un periodo in cui la musica era altra, la musica leggera come veniva chiamata allora. La PFM, il loro primo album Storia di un minuto, fu il mio primissimo approccio con una musica diversa, svincolata dalla forma canzone con strofa e ritornello. Ci arrivai grazie all’LP che mi fece conoscere il mio amico Bruno, compagno di scuola dalla prima Elementare e vicino di casa.
PFM e Banco del Mutuo Soccorso, insieme con Le Orme, furono il trampolino per tuffarmi in un nuovo mondo musicale italiano, alla scoperta di nuove realtà e di una passione travolgente che non avrei più abbandonato. L’emozione dell’uscita di ogni nuovo album, i ricordi legati ad ogni disco, ad ogni copertina, ad ogni concerto, sono tra le cose che fanno parte della mia vita come credo sia per ognuno di noi che condividiamo una passione per la musica che abbiamo scoperto e ci siamo creati personalmente. Altro che i gusti imposti dalle playlist create a pagamento e con i finti like comprati al mercato del web… Ogni LP, ogni cd della PFM, lo posso ancora toccare con le dita, ammirare in libreria e cd teca, accanto a tantissima altra musica.
Ma ecco cosa ricordano Franco Mussida, Franz Di Cioccio e Flavio Premoli della genesi di Impressioni di settembre.

Franco Mussida

FRANCO MUSSIDA – “Impressioni di Settembre” è’ un brano a cui sono fortemente legato.
E’ uno di quei brani che sono usciti di getto, come un dono del cielo che arriva inaspettato, e al momento giusto. Un momento di ispirazione vissuto sul divano dei miei genitori, con lo sguardo sognante, le dita che trovavano da sole gli accordi che servivano ad accompagnare una melodia che esce di getto, un canto il cui sviluppo cercava di portarmi verso un culmine, una sorta di immagine di apoteosi, di supremo appagamento, di sfogo benefico e positivo che è sfociato nell’inciso musicale.
“Impressioni di Settembre” nacque così, e così rimase con la sola aggiunta a posteriori di un momento gridato sulla seconda parte, sollecitato dalle necessità del testo di Mogol.

Franz Di Cioccio

FRANZ DI CIOCCIO “Impressioni di Settembre” venne composto sulla base di una intuizione fantastica di Franco: era la prima canzone che non aveva il classico ritornello. Mi correggo: il ritornello c’era, ma era suonato, non cantato. Quell’inciso era talmente bello che ci sembrava di non avere a disposizione lo strumento adatto per farlo. Provammo con il flauto, ma non aveva la forza evocativa, lo facemmo con la chitarra, ma era troppo normale. Mancava lo strumento… ma questo strumento esisteva. Lo avevamo sentito in un disco di Emerson Lake & Palmer che si chiamava “Lucky man“. Era uno strumento dalle sonorità nuove, simili a quelle delle tastiere e dei fiati. Sapeva di terra, di cielo, di mare e di tutte queste cose insieme. Ci informammo e venimmo a sapere che lo importava la ditta Monzino. Si chiamava Moog, dal nome del suo inventore ed era composto da tre oscillatori che creavano delle onde da mescolare insieme. Potevi giocare con delle manopole e creare il tuo suono. Potevi farlo più acuto, più morbido, come volevi: poteva sembrare una sega, un clarino, un ottavino… poteva sembrare tante cose ma era comunque sfacciatamente sintetico e tremendamente bello e affascinante, perché ti scuoteva. Era la prima volta che si sentiva un suono sintetico e ci entusiasmò.
Come nelle migliori fiabe, arrivò un colpo di fortuna. Incontrammo il Signor Monzino quasi per caso, alla “Mostra dello strumento” del 1971. Aveva con se un prototipo di Moog, il secondo, perché fino a quel momento lo possedeva solo Keith Emerson, che lo aveva ricevuto dal signor Moog in persona. Al solo pensarci sospiravamo di sconforto: giocavamo ad armi veramente impari. Così guardavamo estasiati il Moog dei nostri sogni – un modello portatile – convinti che fosse proprio quello che ci serviva. “Quanto costa?” chiedo a Monzino. Costava uno sfracello e mezzo. E noi uno sfracello e mezzo non ce l’avevamo. Ancora una volta riappare l’abruzzese che c’è in me e dico a Monzino: “Guarda, io penso che questo strumento potrebbe veramente dare una svolta alla musica italiana. Dallo a noi e ne venderai almeno dieci”. Non so come, ma Monzino ci diede il moog. Con il suo suono incidemmo “Impressioni di Settembre“. Uscì il disco e fu un botto pazzesco. Era un suono nuovo, una novità per i sensi, una nuova creazione di immagini e suggestioni. Ci diede una marcia in più (oggi si direbbe un vantaggio competitivo) e ci fece conoscere come un gruppo originale, innovativo. Un vero gruppo di pop music. Il primo in Italia. Fu da questo successo che nacque l’idea di fare il primo LP.
Quanti Moog vendette Monzino? Molti più di dieci!

Flavio Premoli

FLAVIO PREMOLI – E’ difficile dare una spiegazione a ciò che avviene nel momento in cui ci si siede di fronte ad uno strumento. Tutto è sempre subordinato allo stato d’animo di quel preciso istante, a quello che hai fatto poco prima, a quello che hai mangiato, a come hai dormito, a cosa hai sognato, insomma, a come stai. Questo naturalmente è il bello di fare musica. Detto ciò, è pur vero che, quando si accendono strumenti nuovi, l’emozione di avere “nuovi stimoli” da essi è fortissima. Si spera di incontrare un suono nuovo che scateni nuove idee, che ti possa far scrivere, creare in un modo differente.
Per questa ragione gli autori provano sempre a scrivere sempre con strumenti molto differenti tra loro. Io, durante la mia carriera, ho avuto la fortuna di trovarmi al momento giusto e nel posto giusto per ben due volte. La prima a Rimini, suonando il Mellotron e la seconda a Milano, in un piccolo studio di registrazione della Numero Uno, la nostra casa discografica. Mi fu portato il Minimoog. Era il primo arrivato in Italia. La PFM stava incominciando la sua storia: Con l’aiuto di quelle sonorità, la nostra musica, oltre alla particolarità della scrittura e degli arrangiamenti avrebbe potuto avere ancora più magia. I brani in lavorazione erano “Impressioni di Settembre” e la versione su disco di “La Carrozza di Hans”. Poi seguì il nostro primo album, “Storia di un Minuto”….

Impressioni di settembre, il testo

Quante gocce di rugiada intorno a me
Cerco il sole, ma non c’è
Dorme ancora la campagna, forse no
È sveglia, mi guarda, non so
Già l’odore della terra, odor di grano
Sale adagio verso me
E la vita nel mio petto batte piano
Respiro la nebbia, penso a te
Quanto verde tutto intorno e ancor più in là
Sembra quasi un mare l’erba
E leggero il mio pensiero vola e va
Ho quasi paura che si perda
Un cavallo tende il collo verso il prato
Resta fermo come me
Faccio un passo, lui mi vede, è già fuggito
Respiro la nebbia, penso a te
No, cosa sono? Adesso non lo so
Sono un uomo, un uomo in cerca di sé stesso
No, cosa sono? Adesso non lo so
Sono solo, solo il suono del mio passo
Ma intanto il sole tra la nebbia filtra già
Il giorno come sempre sarà

Compositori: Giulio Rapetti Mogol / Mauro Pagani / Franco MussidaTesto di Impressioni di settembre © Universal Music Publishing Ricordi Srl.

Leandro De Sanctis

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