Bernardeschi a due facce tra Juventus e Nazionale

Bernardeschi a due facce tra Juventus e Nazionale. Le ultime buone prestazioni in azzurro hanno confermato ciò che è accaduto nelle ultime due stagioni. Il giocatore smarrito, impacciato, perfino goffo in qualche occasione, quando indossa la maglia bianconera, diventa altro in Nazionale. Non stiamo parlando di un fenomeno, ma di un buon giocatore che prende iniziativa, si fa trovare dai compagni e non ha paura di assumersi la responsabilità di avere il pallone tra i piedi. O di tirare al volo. In poche parole un giocatore valido e utile per la squadra.
Ciò che da due stagioni non riesce più ad essere con la Juventus. Non sto parlando delle aspettative che troppo spesso si creano per giocatori frettolosamente definiti campioni o fenomeni. Con la complicità di giornali, televisioni, commentatori che seguono la corrente, rinunciando ad esprimersi con personalità. Forse per ragioni varie: compiacenza nei confronti delle società, timore di andare controcorrente, piaggeria o semplicemente incapacità critica, perché specialmente in tv regna il banale. Raro ascoltare commenti e pareri davvero motivati e originali. E quando le stelline, o presunte tali, cessano di brillare, c’è il percorso inverso: ci si accanisce oltre misura. Si infierisce, si insulta.
Bernardeschi, arrivato a Torino con un ricco ingaggio e belle speranze, dopo aver superato il periodo di ambientamento aveva offerto lampi di gioco efficace. Nella Juventus di Allegri un ricordo su tutti: il suo irresistibile allungo sulla fascia sinistra negli ultimi minuti di Juventus-Atletico Madrid di Champions League: minuto 85, Bernardeschi si beve Correa e punta deciso verso l’area, venendo sgambettato e ottenendo il rigore che Ronaldo trasformerà per il 3-0 che qualificò la Juve ai quarti di finale. Era il 12 marzo 2019. Allora si vedeva un Bernardeschi che giocava con la squadra, tirava, provava a dribblare.
Nell’ultimo campionato e in questo primo scorcio, l’ex fiorentino è diventato un altro giocatore. Impacciato, incapace di rischiare passaggi e azioni personali, addirittura inutile per palloni importanti perduti o rigori evitabili causati.
Detto con onestà che Bernardeschi non è un campione di primissima fascia e che il suo ingaggio è eccessivo, penso però che sia molto più bravo di quello che sta facendo vedere. L’aspetto psicologico nello sport è importante. Così come avere la fiducia dell’ambiente, dei compagni, dell’allenatore. Altrimenti non ci sarebbero giocatori che sembrano brocchi in un club e fenomeni in altri. Basta pensare a Ciro Immobile, ad esempio, rinato ed esploso nella Lazio dopo le delusioni di Dortmund e Siviglia.
Bernardeschi scende in campo, in bianconero, con la paura di sbagliare, con una zavorra di incertezze e paure che si sono impossessate di lui.
Ed è un peccato. Il comportamento vergognoso di certa tifoseria fa il resto: insulti feroci e personali non hanno mai aiutato nessuno, accentuando invece disagi e problemi. Se questo è il modo di aiutare un giocatore che indossa la maglia della squadra per cui si tifa…
Quasi sicuramente Bernardeschi verrà ceduto in prestito a gennaio, per dargli modo di riprendersi altrove. E’ costato anche tanto, come peraltro Chiesa che potrebbe vivere analoghe problematiche perché anche lui è stato sopravvalutato e strapagato (ma non è certo colpa sua) e per i conti della Juve potrebbe essere un problema vederlo svalutato.
Senza contare che in un prossimo futuro, quando CR7 se ne sarà andato e la squadra verrà ridisegnata e ringiovanita, la Juventus potrebbe trovarsi a rimpiangere un giocatore valido non abbastanza protetto. E che troverà modo di realizzarsi altrove. E’ già successo (ricordate Henry?). Certo è che molto dipenderà proprio da Bernardeschi, che deve trovare dentro di sè le risorse per respingere ai mittenti cafoni gli insulti e trasformarli in applausi. Del resto il tifoso medio è in realtà ignorante e incompetente, pronto a sventolare come una banderuola dove soffia il vento. Basta leggere certi commenti sul web per rendersene amaramente conto.

Leandro De Sanctis

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