VOLLEY Il flop delle italiane in Europa è conseguenza della crisi

Gli effetti della crisi economica che attanaglia il Paese sono da qualche tempo evidenti anche nello sport, a cominciare dalla pallavolo, maschile e femminile. E si riflettono nel cammino europeo dei nostri club, abituati dall’inizio degli anni ‘90 e fino ad un recente passato, se non a vincere sempre, quasi.
    E così dopo 30 anni non ci saranno squadre femminili italiane nella fase finale della Champions League. Un dato che fa statistica ma che non può certo essere sorprendente, quanto piuttosto una normale conseguenza delle difficoltà con cui deve fare i conti tutto lo sport italiano. In questo momento i club faticano ad incassare, a trovare sponsorizzazioni adeguate, a progettare a lunga scadenza, sia nel maschile che nel femminile. E’ per questo che molti allenatori e molte pallavoliste italiane sono andate a giocare all’estero, dando comunque un’impronta italiana alla Champions League.
    Aggiungiamo che i play off a 6 della Champions League maschile, che vedono ancora in lizza Diatec Trentino e Copra Piacenza, la prossima settimana metteranno due ricchi club russi sulla strada delle italiane. E quest’anno potremmo, toccando ferro, ritrovarci fuori dalle semifinali anche nel maschile, come accadde due volte consecutive dieci anni fa: nel 2003-2004 e nel 2004-2005, quando vinsero rispettivamente i russi del Belgorod e i francesi del Tours, con Serniotti in panchina.

    Del resto lo sport è fatto di cicli ed è difficile restare ai vertici europei e mondiali con budget ridimensionati. E come si è visto, nemmeno i soldi da soli bastano a garantire successi. Per la mentalità italiana tuttavia, quando si è abituati a grandi risutati, risulta difficile accettare il ridimensionamento, più o meno temporaneo che sia. 

In ogni ambiente si vorrebbe sempre e solo vincere, si tende a ragionare a compartimenti stagn,i senza andare oltre i confini. Se è vero che in certe occasioni i risultati sportivi non all’altezza delle attese hanno delle motivazioni, tecniche e non, e delle responsabilità individuabili, dal calcio al volley e al basket, in questi anni la matrice è variegata e molteplice. La Serie A di calcio non ha più i grandi campioni stranieri che aveva prima, molti giocatori italiani sono andati a giocare all’estero perchè si guadagna meglio e si vive con meno stress. Nella pallavolo è successo qualcosa di analogo. L’anomalia vera forse è stata dominare così a lungo in Europa, negli ultimi anni grazie soprattutto a quella fantastica (e costosa) squadra che ha saputo essere Trento. Insomma, se le squadre femminili non arrivano in fondo alla Champions League, se le squadre maschili non riusciranno a vincerla di nuovo, non è e non sarà colpa della Lega maschile di pallavolo, nè della Lega femminile di volley, il cui lavoro va giudicato per altri aspetti. I soldi non bastano a vincere, ma sono una componente importantissima, se non essenziale, come dimostrano i risultati nelle coppe europee dei principali sport di squadra italiani. 

    Il presidente della Lega Pallavolo Femminile, Mauro Fabris, è intervenuto per… consolare in qualche modo Conegliano e Piacenza, due realtà già ora importanti nella realtà pallavolistica femminile.

    «Fortunatamente, Piacenza e Conegliano, guarda caso le due squadre ripescate un paio di anni fa, oltre a Busto Arsizio che ha avviato già da qualche stagione il suo progetto, sono state quelle che in qualche modo ci hanno dato la possibilità di onorare ancora la Champions. Sono due squadre che hanno delineato un progetto ben definito e che vogliono investire, nonostante le superpotenze economiche, per fare qualcosa d’importante anche in Europa. In Turchia dietro alle squadre ci sono le banche, in Azerbaigian i Ministeri…in Italia dei “pazzi” che ancora investono su questo sport , Loro vanno solo ringraziati».
    Se il Piacenza di Caprara ha pagato con lo Zurigo un probabile momento delicato interno, il Conegliano di Gaspari ad Omsk è uscito sconfitto da una squadra di livello superiore, ma con la soddisfazione di averle dato un incredibile 3-0 al PalaVerde.

    «La Russia campione del mondo nel 2006 e nel 2010, oltre che finalista negli ultimi giochi olimpici – osserva Fabris – non vince una Champions da quasi 20 anni (per la precisione l’ultimo trionfo è targato Uralocka e risale al 1995, ndr) Non è vero che il livello delle nostre giocatrici è sceso… ce ne sono tante che giocano all’estero e contribuiscono alle vittorie di altri club titolati. Non riusciamo a trattenerle per questioni economiche e non perché loro non vogliono giocare nel nostro campionato. Probabilmente in Siberia ci avrebbero rimesso le penne in tanti, non solo Conegliano. Si sa quanto è difficile giocare in quei contesti e l’Azerbaigian sarebbe rimasto fuori dalle finali, nonostante i milioni investiti, se Baku non si fosse accaparrata la finale. La Turchia oggi la fa da padrona e di questo dobbiamo prenderne atto esattamente come facevano gli altri fino a qualche anno fa, quando vincevano i club italiani»

Nelle foto: un momento dell’ultima finale scudetto tra Conegliano e Piacenza, Nadia Centoni stella del Cannes, Antonella Del Core del Kazan, Mauro Fabris presidente della Lega Volley Femminile

* parzialmente pubblicato sul Corriere dello Sport di martedi 28 gennaio 2014

Leandro De Sanctis

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