Milan-Juventus 4-2, sei minuti di follia biancoVARnera

Milan-Juventus 4-2, sei minuti di follia biancoVARnera. La Juventus spreca nel peggiore dei modi la partita che valeva lo scudetto, dopo che il Lecce aveva fermato la Lazio, alla seconda sconfitta consecutiva. Quando i bianconeri si sono portati sul 2-0, con il primo bellissimo gol di Rabiot (galoppata, dribbling e tiro all’incrocio dei pali) e il raddoppio di Ronaldo implacabile a sfruttare un malinteso della coppia centrale rossonera, avevano dieci punti di vantaggio. Non ancora la certezza del nono scudetto di fila ma una consistente ipoteca.
L’ennesima decisione al VAR sui tocchi di mano (o braccia) ha cambiato tutto, rianimando un bel Milan e facendo letteralmente scomparire una Juve che si è scoperta all’improvviso incredibilmente fragile in difesa. Svagata, messa male, punita per due volte con le stesse modalità, con le gambe molli e senza testa nei contrasti.

Sui tocchi di mano, il VAR ha rovinato il calcio

Sarò all’antica, ma come sostengo da due anni, dalla finale dei Mondiali russi, i rigori sanzionati dal VAR per tocchi giudicati punibili sono troppo spesso assurdi. Rimpiango i falli netti di una volta, quelli che non facevano discutere. Rigore, giallo e squalifica per de Ligt nel derby col Toro, rigore e giallo per Bonucci, con la trasformazione di Ibrahimovic che è stata la base per il Milan-Juve più sconcertante (per i bianconeri) ed esaltante (per i rossoneri) che si ricordi. Dal vivo l’arbitro Guida ammonisce Rebic per fallo di mano. Il VAR lo richiama e lui va a vedere: Rebic tocca di petto, a una trentina di centimetri da Bonucci, e manda la palla a carambolare sul braccio del difensore. Assurdo considerare punibile un tocco su carambola determinata dall’avversario. Non c’è regolamento che possa far digerire questo metro di giudizio. In Lazio-Milan Radu era stato punito perché aveva toccato col braccio pur essendo di spalle al pallone.
Ancora una volta dunque, un rigore invisibile in campo, diventa decisivo nel calcio virtuale dell’era VAR.

I sei minuti di follia e il match-scudetto sprecato

Tanto è certo come il rigore sia stato l’elemento decisivo per il risultato, quanto il fatto che non può bastare a giustificare il comportamento della squadra sul 2-1. Il rigore è riuscito a minare ogni sicurezza come nemmeno il doppio vantaggio era riuscito a fare. La Juve non si è rilassata per il 2-0, ha perso la testa dopo il rigore. Dopo quel tipo di rigore. Come spiegare la posizione della difesa nelle ripartenze del Milan? Si aperta una falla sul lato destro, non so se Cuadrado abbia accusato problemi fisici, fatto sta che dopo un buon primo tempo, il colombiano ha sbagliato tutto: piazzamenti, tempistica di interventi, senso della posizione. L’assenza di de Ligt avrà influito, ma sarebbe ingeneroso addossare la responsabilità a Rugani, che ha pure sfiorato il gol di testa obbligando Donnarumma ad una parata super. Il pareggio di Kessie e il vantaggio milanista con Leao (grosse responsabilità di Szczesny, trafitto sul suo palo dal tiro leggermente sfiorato da Rugani) hanno evidenziato una difesa juventina pasticciona e poco determinata. Imperdonabile.
E quando Sarri ha tolto Cuadrado, spostando Danilo a destra e facendo entrare Alex Sandro per tentare il forcing da pareggio, è stato proprio il brasiliano a regalare il quarto gol con uno sciagurato passaggio in verticale direttamente a Rebic, quando avrebbe dovuto banalmente calciare in avanti. Alex Sandro non è nuovo a stupidaggini del genere, che la squadra paga sempre a caro prezzo, come accadde due anni fa in Champions League.

Il nono scudetto è ancora da vincere

Dati al Milan i giusti meriti (ridicolo che un allenatore come Pioli, che ha cresciuto il suo Milan in questo modo, sia stato già messo alla porta), non si può non evidenziare lo sconcertante crollo di una Juve che per un’ora era stata bene in campo, arrivando a dominare e ipotecare il risultato. Vincere avrebbe significato mettere le mani sullo scudetto, anche alla luce del calendario più difficile che l’aspetta, a cominciare dalla partita di sabato sera contro l’Atalanta. Per una volta che Rabiot aveva mostrato un lampo eccelso delle sue possibilità finora inespresse, che Ronaldo aveva confermato la sua vena realizzativa, sono mancati altri. Danilo si è confermato non al livello della Juve: ha avuto praterie e occasioni ma non ha saputo sfruttarle. Higuain ha fatto quel che ha potuto mancando di brillantezza, Bonucci non è stato sicuro come quasi sempre sa essere, Cuadrado è incappato in una ventina di minuti sciagurati, Bernardeschi si è mosso ma avrebbe potuto fare di più, come Matuidi e Douglas Costa subentrati; Rugani non poteva non accusare qualche ruggine per il suo colpevole e scarso utilizzo finora. Pjanic non mi era dispiaciuto nel primo tempo, anche se da lui sarebbe sempre lecito aspettarsi più fantasia, Bentancur ha dato continuità ma anche lui non ha trovato posizione difensiva in quei sei minuti di follia.
La lezione da imparare è che le partite finiscono quando l’arbitro fischia la fine. Così come i campionati si vincono quando gli inseguitori non possono più raggiungerti. E questo nono scudetto, nonostante i sette punti di vantaggio, non è affatto già vinto. Chi ha età e memoria, ricorda ancora bene le atroci beffe subite, dal Torino nel 1975-76, dalla Lazio nel 2000.

L'esultanza di Rabiot, che aveva sbloccato Milan-Juventus con il primo gol in bianconero
L’esultanza di Rabiot, che aveva sbloccato Milan-Juventus con il primo gol in bianconero

Milan-Juventus 4-2

I marcatori: Tutti i gol nel secondo tempo: Rabiot (47′) Cristiano Ronaldo (53′), Ibrahimovic su rigore (62′), Kessie (66′), Leao (67′) e Rebic (80′).

L’omaggio a Ennio Morricone

L'omaggio per Ennio Morricone a San Siro
L’omaggio per Ennio Morricone a San Siro

Leandro De Sanctis

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