Sarri e la Juventus, il grande inganno

Sarri e la Juventus, ovvero il grande inganno. Sarò ingenuo ma ancora continuo a stupirmi quando vedo grandi società commettere errori inconcepibili, non vedere ciò che anche un semplice tifoso o commentatore ha immediatamente sotto gli occhi.
Si può amare profondamente la Juventus ed esprimere critiche o dissenso, andando oltre i molti successi striminziti, spesso propiziati da singole giocate e non frutto del gioco o dell’intensità agonistica.
Chi contestava quando evidenziavo i difetti di questa Juventus, equivoci di scelte e nella costruzione di una squadra, che avrebbe dovuto essere coperta in ogni ruolo e rinforzata dove serviva, sarebbe facile rispondere con quanto si vede adesso. Ma in realtà nemmeno queste finali perdute in questo modo, giocandole male o non giocandole affatto, sembrano aprire gli occhi. Chiaro che se la società è la prima responsabile, è difficile registrare ammissioni.
Leggendo la parola alibi sulla prima pagina di un quotidiano sportivo, a me che ho frequentato per trent’anni il mondo della pallavolo, è venuto un’attacco di orticaria…
Se tiriamo in ballo gli alibi per una squadra così ricca siamo decisamente fuori strada. E’ vero che non è solo responsabilità di Sarri, ma negare le sue carenze mi sembra elemento impossibile da accettare.
La colpa è di chi lo ha scelto. La colpa, buttandola in tono scherzoso, è delle tv soprattutto, che per anni ci hanno rifilato il grande inganno: il Napoli gioca meglio di tutti, avrebbe meritato lo scudetto, o magari anche più di uno.
Il guaio è che a questa stupidaggine ha finito per credere anche la stessa Juventus, tradendo il suo dna e la sua missione, ogni anno uguale, nei decenni. Cercare di vincere.
Chi ha lavorato con me lo sa bene: ho sempre sostenuto che la serie di scudetti consecutivi avrebbe potuto interrompersi per responsabilità della stessa Juventus. Il primo e più temibile nemico di se stessa.*
La Juve o chi per lei (Paratici? Nedved? Agnelli?) si è fatta infinocchiare dai suoi nemici televisivi, pseudo commentatori o telecronisti che fossero, e ha finito col credere davvero che il Napoli di Sarri meritava di vincere lo scudetto perso in albergo (per ammissione dello stesso Sarri) quando la Juve con Higuain rimontò in extremis l’Inter a San Siro.
Le vittorie, si dovrebbe sapere, si concepiscono quando si assembla una squadra e si costruiscono gestendola, in campo e fuori. La mentalità, la psicologia, l’empatia, l’unità di intenti, sono elementi indispensabili.
Brutta cosa anche quando, come nel caso di questa Juventus, la logica si lascia infiltrare da questioni personali, antipatie, insofferenze.
Consiglio la lettura del fondo di Alberto Polverosi sul Corriere dello Sport di oggi, che dimostra di conoscere quella storia juventina che perfino gli attuali dirigenti sembrano aver dimenticato. Perfino lo stile è stato tradito: con Boniperti quando mai il tecnico juventino avrebbe potuto presentarsi in campo in tuta e con un perenne mozzicone di sigaretta appeso alle labbra? Magari esagerava anche Boniperti, ma al giorno d’oggi un minimo di classe, nella Juventus, non guasterebbe. Poi si sa come vanno le cose: se vinci ti si perdona tutto. Ma se perdi e giochi male…
Se si assume Sarri, gli si deve dare la squadra che vuole lui. Ma alla Juve il mercato lo fa la società, quindi l’allenatore ideale è un tecnico stile Allegri, capace di adattare, inventare, cambiare, modulare le sue idee alla luce dei giocatori che ha. E di leggere la partita, adeguandosi, nel modo migliore. Inutile e dannoso pensare di fare il contrario.

Dimenticata la lezione di…Maifredi

E’ un tormentone, ma l’ultima volta che la Juventus aveva scelto un profeta del bel gioco, noi tifosi non più giovanissimi, ricordiamo bene come andò e i danni che fecero il signor Montezemolo e Gigi Maifredi, ottimo per il Bologna, pessimo per la Juventus. Eppure la storia non ha insegnato nulla.
Io sono tra coloro che pensano che è meglio cambiare l’allenatore (a fine stagione, non in corso d’opera), piuttosto che smembrare una squadra cedendo anche giovani campioni o talenti non graditi, salvo poi doversene pentire.
Giova ricordare che la Juve in estate voleva svendere Dybala e Higuain e poi si è trovata a fare affidamento su di loro? Un giocatore giovane e di talento come Dybala se utilizzato bene è un bonus e non certo un problema. Si è giubilato Mandzukic che per doti tecniche e caratteriali avrebbe fatto dannatamente comodo a questa squadra molle. Ah già, Mandzukic era il cocchino di Allegri… Oltre che il beniamino dei tifosi per la sua generosità nell’interpretare la partita in ogni zona del campo.
Mi chiedo anche se, in mancanza di un centravanti classico e di una effettiva spalla di peso per Ronaldo (sempre che CR7 torni a giocar bene e a incidere) non ci sia un giovane da provare a lanciare. Ricordo quanto avvenne con Galderisi, con lo stesso Kean, per non andare addirittura a Del Piero. Direi che visto il modo in cui gioca la Juventus attualmente e alla luce delle condizioni fisiche e di forma dopo i tre mesi di stop, forse un po di gioventù potrebbe contribuire. Ma non conosco il valore della Primavera bianconera e sarebbe forse un paradosso, considerando quanto costa la rosa dei big.
Non mi soffermo per ora sulla gestione dei cambi: prima Sarri sbaglia per eccesso, poi per difetto e tempestività. E vogliamo parlare di tattica? Sapevo e temevo perfino io che la Juve si sarebbe infranta sugli scogli piazzati a difesa della porta napoletana. E le barchette bianconere per novanta minuti si sono adagiate sulla barriera, senza trovare il modo di andare oltre. Senza tentare una strada diversa.
Detto questo, non mi piacciono gli insulti che stanno piovendo addosso a Sarri. Un conto è la legittima critica argomentata al suo operato, altro il dileggio e le offese incivili e maleducate. Criticare Sarri non significa essere contro la Juve, Anzi. Significa amarla con coscienza e consapevolezza.

Leandro De Sanctis

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