VOLLEY Fipav… scomunicata

Probabilmente alla fine ha ragione un mio amico d’antica data: sono scarsi, rendiamocene conto. Mi dice spesso. 
Penso di avere titoli per potermi esprimere in materia, ricordando le lotte anche aspre e sicuramente foriere di antipatie per far crescere la comunicazione del mondo della pallavolo. Per migliorare il servizio, un tempo dilettantistico e scadente (ma allora la teoria della circolarità ha fondamenti: siamo ritornati ad allora…), abbiamo rotto le scatole a destra e a manca, dall’allora presidente federale Manlio Fidenzio al presidentissimo Acosta. Mi permetto di ricordare una cosa per tutte: all’inizio degli anni ’90, perfino in manifestazioni come Europei o Olimpiadi, i giornalisti potevano pubblicare redigendolo personalmente (non ancora avere, qualcosa cambiò a partire dagli Europei del 1993, Oulu e Turku, Finlandia) soltanto il tabellino (cioè i punti realizzati da ogni giocatore) della gara che vedevano dal vivo. Dagli altri campi, buio totale. C’è stato un periodo in cui stampa, federazione e leghe lavoravano in qualche modo a stretto contatto. Non sempre in sintonia ma dialoganti. C’era la disponibilità e la voglia di chiedere cosa serviva, cosa era meglio fare, e poi cercare di migliorarsi.
E pian piano, nei giornali, il volley cominciò ad essere visto come lo sport all’avanguardia nella comunicazione, lo sport che sapeva come fare. Quando c’era qualcosa di importante da comunicare, si avvisava il giorno prima, in modo da poter chiedere lo spazio. E i comunicati arrivavano nel pomeriggio, meglio prima che dopo, non in serata, quando ormai le pagine sono se non fatte, già totalmente assegnate negli spazi. 
Negli ultimi anni si è assistito ad un inesorabile, doloroso ed imbarazzante (per la manifesta mediocrità esibita) ritorno al passato. Anzi, alla preistoria della pallavolo. E la Federazione si è particolarmente distinta da quando il Consiglio Federale ha deciso che invece di far fare il lavoro a chi lo sa fare, ha deciso di arrogarsi direttamente il compito di far comunicazione, decidendo come e quando far sapere le cose. 
Comunicazione. una parola con cui molti, troppi si riempiono la bocca, dimostrando nei fatti di non sapere cosa sia. 
Prendiamo l’esempio più recente. C’è una lunga e ricca estate 2014 da annunciare, bisogna far sapere dove si giocheranno i Mondiali femminili che l’Italia ospiterà, dove si giocheranno le sei partite della World League. Qualcosa era trapelato, e subito erano arrivate le preghiere a non dirlo. Per evitare le consuete liti bisognava attendere che le cose fossero ufficiali. Invece, prima il comitato lombardo rivela ciò che lo riguarda. Poi il Comitato laziale nel corso di un’occasione conviviale anticipa nientepopodimenoche Italia-Polonia si giocherà al Foro Italico l’8 giugno, all’aperto. In teoria, poter andare ad un pranzo significava avere una notizia. Non poter andare, non averla. In teoria, per fortuna. Solo in teoria.

E quando il Consiglio federale ha messo nero su bianco, sapete quando l’ha comunicato? All’improvviso, poco prima delle ore 20 di mercoledì sera. Ora, è noto che i giornali sportivi hanno poco spazio e tante altre cose da trattare. Quindi posso tranquillamente cavarmela con un chissenefrega e peggio per loro
Ma dal punto di vista della Federazione mi farei un bell’esame di coscienza e penserei di aver clamorosamente sbagliato strategia, alla luce del nulla o quasi, pubblicato stamane dai giornali. Penserei di aver perso un’occasione per far parlare positivamente di pallavolo, infiocchettando un bel servizio sull’estate azzurra piena di avvenimenti e novità. Dubito che in Fipav avranno l’umiltà di lasciar fare comunicazione a chi la sa fare. Il verdetto? Beh, inevitabile. Fipav…”scomunicata”

P.S. So di toccare un nervo scoperto per molti. Lo sport che nell’ultimo decennio ha fatto un enorme salto di qualità a livello di comunicazione è stato il rugby. Chiedetevi chi c’è stato dietro quel boom, chi ha avviato la strategia di comunicazione appropriata. Potreste scoprire che è la stessa persona che fece decollare la presenza mediatica, facendo lievitare la qualità e la quantità dell’offerta, della pallavolo anni ’90.

Leandro De Sanctis

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