CINEMA Chiamami col tuo nome, il film di Guadagnino

Chiamami col tuo nome il film     di Luca Guadagnino

Chiamami col tuo nome, l’ultimo film di Luca Guadagnino, ha conquistato l’attenzione dei media italiani da quando ha ricevuto le nomination per l’Oscar (Miglior Film, Miglior Attore Protagonista, Miglior Sceneggiatura Non Originale e Miglior Canzone, di Sufjan Stevens). Ma cosa ha di realmente italiano questo film? L’ambientazione lombarda (anno 1983), il rimando ad una cinematografia autoriale (il Bertolucci di Io ballo da sola soprattutto, ma anche i classici francesi, Rohmer in testa). Trovo inconcepibile che un film privo di attori italiani, sia nelle sale soltanto nell’edizione doppiata. Tanto più che la storia mette in scena personaggi che parlano l’inglese e che hanno confidenza con il francese ed il tedesco, come si conviene in una famiglia borghese di elevata cultura, che vive in una meravigliosa villa e gusta colazioni e pranzi all’aperto. Sarebbe stato importante godere delle sfumature, del linguaggio, dei dialoghi tra la famiglia di italo-americani e lo studente statunitense. perennemente vestito con pantaloncini ultra corti. E con la governante che si esprime solo in dialetto, l’unica ascoltabile in versione originale.

L’incipit è noto: un professore invita ogni estate uno studente (Oliver, Armie Hammer), che trascorrerà sei settimane di studio ma soprattutto vacanza, accolto in questo luogo sospeso, un po’chiuso se vogliamo. E ciò che nasce tra lo studente 24enne e il figliolo 17enne (Elio, Timothèe Chalamet) della coppia è assai più di una semplice amicizia, anzi a dirla tutta… Se è amore, scoperta, passione, si può parlare di corruzione erotica di minorenne? Per gli autori del romanzo e del film, naturalmente no. Si vuole raccontare altro. Andrò controcorrente ma per almeno tre quarti, ho trovato il film abbastanza noioso.

Non posso non citare il  commento di una spettatrice all’intervallo (sì, purtroppo in certi cinema c’è ancora lo stacco tra primo e secondo tempo, tre minuti avvisano dallo schermo: non ho compreso a che scopo).
“Ma noi se presentamo all’Oscar co’ ‘sto film?”

Chiamami col tuo nome è un film imperfetto con alcune qualità, che emergono soprattutto nel finale. E ricorda come la strada che porta alle nomination per gli Oscar sia a volte indecifrabile. Devo ammettere che pur amando le lentezze di un certo cinema d’autore, dal primo Bob Rafelson ai cineasti francesi degli anni ’60 e ’70) ho vissuto momenti di noia e irritazione, non so se per non aver saputo intimamente accogliere la tematica omosessuale e il modo in cui è raccontata. Esplicito ma fino ad un certo punto. Una storia d’amore nascente in un  ambiente fisicamente chiuso ma culturalmente aperto, avvolta nella sfera di un’emotività adolescenziale ancora acerba da una parte, più consapevole dall’altra. Il sesso suggerito, non mostrato fino in fondo, spostando lo sguardo altrove. Belle inquadrature, stile efficace nell’omaggiare la concezione di cinema del regista. Ma l’abilità tecnica da sola non fa un film. Così come la sceneggiatura, pur firmata da un grande autore come James Ivory, lascia a tratti perplessi.

Però c’è il colpo di coda che induce in tentazione: rileggere il film a digestione avvenuta, arrivare a ribaltare il giudizio, vedere il tutto sotto una luce più ampia, con un contesto illuminato dal monologo appassionato del papà professore, che regala al figliolo una chiave di lettura essenziale per la vita, sentimentale e non. Un discorso condivisibile e illuminato come, forse, solo una cultura reale e vissuta può coltivare.
La sofferenza e il dolore per un amore perduto sono un prezzo che bisogna avere il coraggio di pagare, preferendolo alla rinuncia, alla mancanza del coraggio necessario a vivere le proprie emozioni e passioni.
Quel dialogo unilaterale (il padre parla, il figlio ascolta, disposto all’accettazione) e poi la lunga inquadratura finale, mentre scorrono i titoli di coda, che mostrano il ragazzo un po’ cresciuto e lasciano intuire la sua scelta in tema amoroso, sono il sigillo di qualità di un film che non definirei certo un capolavoro. Ma che nel finale trova il suo senso.

Chiamami col tuo nome (originale: Call by your name). Regia: Luca Guadagnino. Interpreti: Armie Hammer, Timothèe Chalamet, Michael Stuhlbarg, Amira Cesar, Esther Garrel. Ispirato dal romanzo omonimo di André Aciman. * visto in edizione doppiata in italiano.

Leandro De Sanctis

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