CINEMA Il nome del figlio

IL NOME DEL FIGLIORegia: Francesca Archibugi. Interpreti: Valeria Golino, Alessandro Gassman, Rocco Papaleo, Luigi Lo Cascio, Micaela Ramazzotti.

È l’adattamento dell’opera teatrale Le Prénom di Alexandre de La Patelliere e Matthieu Delaporte, già diventata un film, diretto e sceneggiato dagli stessi autori, in Italia uscito con il titolo Cena tra amici

 Il cinema americano lo fa spesso: prendere film europei reputati interessanti o di successo e farne una versione statunitense. 
Stavolta lo spunto di un film francese ha indotto Francesca Archibugi a fare propria la storia, mantenendo sostanzialmente lo spirito e l’essenza dell’originale, che segue fedelmente, ma (e non sembri una contraddizione) riuscendo anche ad adattarla alla realtà italiana di una certa generazione di precisa estrazione sociale.
Un po’ perchè la dialettica su alcune tematiche appartiene molto alla realtà soprattutto europea. Un po’ perchè lo spessore e le caratteristiche dei personaggi sono stati patrimonio di molto cinema italiano. Alla fine il film si ritaglia in maniera convincente sulla realtà di un Paese molto autoreferenziato, incapace di specchiarsi fedelmente nei propri limiti ma anche di vivere più o meno consapevolmente, con dosi più o meno consistenti di cialtroneria e autoindulgenza, di menefreghismo e parzialità, con condimenti snob e classi sociali diverse che faticano ad incontrarsi sullo stesso piano, vittime della propria estrazione e delle comodità che se non tutto, molto avvolgono. Ci si reprime e si sbotta. Non si può sempre dire quello che si pensa, ma se scatta la scintilla, ecco schizzi di veleno pronti a colpire. Perchè fatalmente, tante cose uniscono e tante dividono, specie quando si fa fatica ad accettare una sincerità che può risultare scomoda. Senza cattiveria ma scomoda. Perchè spesso nei rapporti umani funziona così, anche se si è amici o parenti.
Il film è interessante e divertente, anche per l’apporto di attori scelti già per la loro collaudata aderenza ai personaggi. 
Convince meno quando si avventura fuori dal salotto della casa-set (location nella zona della via Casilina, tra il Circolo degli Artisti e l’Init) e nella proposizione di flash back forzati e posticci, che sembrano più evitabili didascalie per essere sicuri che lo spettatore comprenda bene le origini dei protagonisti. 

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Nel film viene riproposta questa canzone di Lucio Dalla, Telefonami tra vent’anni, che uscì su un Q disc, un vinile con quattro brani, due per facciata. Ecco il link per scoprire o riscoprire questo splendido brano scritto da Lucio, che nel film cantano tutti insieme i protagonisti

https://www.youtube.com/watch?v=zhIaKo_CXVw 

https://www.vistodalbasso.it/2013/07/11/cinema-come-non-si-scrive-una-recensione/  

Leandro De Sanctis

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