Pechino 2022 | Italia al femminile, cinque donne protagoniste

Il collega Fausto Narducci, che ha seguito nove Olimpiadi per la Gazzetta dello sport, scrive per noi di Pechino 2022. Ogni giorno il pagellone dell’Olimpiade Invernale. Da 10 a 1 un voto per tutte (o quasi) le discipline in programma, un modo diverso e divertente per rileggere la giornata olimpica.
Nell’ultima giornata, a programma ridotto, non sono arrivate medaglie per l’Italia che conclude l’Olimpiade di Pechino al 13° posto con 2 ori, 7 argenti e 8 bronzi. Il totale di 17 medaglie è il secondo miglior bottino della storia dopo Lillehammer ’94 (20). Si chiude qui l’appuntamento col nostro pagellone, appuntamento (forse) alla prossima Olimpiade di Parigi 2024.

DIECI: Le donne azzurre da copertina

Sarà un caso ma se dovessimo scegliere i personaggi da copertina di questa Olimpiade punteremmo su cinque donne: in ordine di medaglie, Arianna Fontana (un oro e due argenti), Stefania Constantini (un oro), Francesca Lollobrigida (un argento e un bronzo), Federica Brignone (un argento e un bronzo) e Sofia Goggia (un argento). A voi la libertà di scegliere la numero uno: noi, viste le circostanze, in prima pagina schiafferemmo un “prima e dopo” di Sofia: stampelle e medaglia. Su 17 medaglie ben 9 sono state portate dalle donne, cinque dagli uomini e tre miste. E’ evidente che secondo una tendenza in atto da tempo nel medagliere dell’Italia lo spicchio rosa è molto più ampio di quello azzurro. E il discorso non cambia se valutiamo il peso dei personaggi: dopo le cinque regine citate ci sono forse Dorothea Wierer (un bronzo) e Michela Moioli (un argento in coppia). Il rappresentante maschile più medagliato è lo snowboarder Omar Visintin (bronzo singolo e argento in coppia mista) e ci sono due staffettisti dello short track che hanno vinto due medaglie di squadra: Andrea Cassinelli e Pietro Sighel. Però il crollo dello sci alpino maschile ha ridotto l’impatto mediatico degli uomini: il più rappresentativo resta Federico Pellegrino con l’argento del fondo (guarda caso dove le donne italiane non esistono più).

L’Italia chiude con 17 medaglie (meglio solo nel ’94 a Lillehammer)


NOVE: il totale di medaglie azzurre


Certamente il totale di medaglie di questa Olimpiade per l’Italia fa impressione: 17. Solo a Lillehammer 1994 avevamo fatto meglio con 20 podi. E anche l’analisi del numero di piazzamenti nei dieci mette Pechino fra le migliori spedizioni di sempre. Non solo: le analisi più accurate dimostrano anche che siamo ai vertici per numero di sport in cui siamo andati a medaglia: otto. Prepariamoci ai peana e alle autocelebrazioni del Coni. Però non è tutto oro (è il caso di dirlo) quel che luccica: negli ultimi undici anni il numero degli ori (due) è superiore solo a Vancouver 2010 (uno) e Sochi 2014 (zero) e pareggia tre edizioni olimpiche: Sarajevo ‘4, Calgary ’88 e Nagano ’88. Considerano che negli anni il numero dei titoli in palio è aumentato sensibilmente (un dato di cui pochi tengono conto) i due ori sono un traguardo minimo. Lo conferma il piazzamento dell’Italia nel medagliere (dove è aumentata la frammentazione geografica ma, appunto, sono aumentati anche i titoli: l’Italia è solo tredicesima, tre posti (e tre ori) dietro la Francia che è la nostra rivale storica. Anche qui traguardo minimo: va bene essere dietro agli scandinavi, all’Olanda del pattinaggio e alle superpotenze ma siamo anche i penultimi dell’arco alpino (dietro Francia, Svizzera e Austria) davanti solo alla Slovenia (due ori).


OTTO. Il Gala del pattinaggio

Ai Giochi Invernali uno degli ultimi appuntamenti in programma prima della cerimonia di chiusura è tradizionalmente il Gala del pattinaggio di figura. Non c’era purtroppo Carolina Kostner, una delle regine di questo tipo di esibizioni in cui la classe e la grazia vengono prima di tutto, ma anche l’Italia ha trovato il suo posto. L’esibizione di Charlene Guignard e Marco Fabbri è stata ammaliante, evocativa, piena di suggestioni. Il giusto omaggio alla coppia azzurra (con un pizzico di Francia) che non ha ancora deciso il suo futuro verso Milano-Cortina ma nella danza con il quinto posto ha eguagliato il secondo miglior piazzamento di sempre azzurro dopo il bronzo di Fusar Poli-Margaglio a Salt Lake City 2002. Ci sono tanti piazzamenti che valgono quanto una medaglia, questo è uno di quelli. Ma il voto è alla bellezza del Gala, una specie di riscatto del pattinaggio atavico, spettacolare, rispetto a quello odierno, acrobatico, in cui la ricerca della tecnica ha snaturato la grazia degli atleti.


SETTE: Bob e slittino sono tedeschi

Era scontato che Francesco Friedrich nel bob a quattro facesse il bis d’oro del bob a due. Una doppietta realizzata già a PyeongChang che stabilisce un record difficilmente eguagliabile: solo cinque piloti (fra cui Eugenio Monti) erano riusciti a realizzare la doppietta ma nessuno era riuscito a ripeterla a distanza di quattro anni. Nel bob a quattro scontata anche la doppietta tedesca con il solo Canada che è riuscito a infilarsi prima del terzo equipaggio tedesco. Complessivamente la Germania ha vinto tre ori su 4 nel bob (ad esclusione della monoposto femminile vinta dall’americana Kaillie Humphries) e 4 su 4 nello slittino: se non è strapotere questo! Il primo equipaggio italiano di Patrick Baumgartner è arrivato solo 15° e il presidente federale Roda ha detto che la fiducia accordata al 27enne atleta di Brunico andrà ponderata meglio in vista di Cortina 2026. Ma bisogna soprattutto migliorare materiali e piste.


SEI: Primo oro finlandese nell’hockey

Pochi avrebbero puntato sulla Finlandia nell’hockey olimpico invece i finnici dopo il bronzo femminile hanno raggiunto e superato i russi nella finale maschile vincendo 2-1. Primo titolo per la Finlandia che ai Giochi vantava finora due argenti e 4 bronzi. Nel complesso due tornei in tono minore, in particolare quello maschile per l’assenza dei giocatori della NHL. In generale si segna poco, si punta molto sulle difese e sull’abilità dei portieri e lo spettacolo più che sul gioco si regge sull’agonismo. Disfatta americana (un bronzo femminile) ma anche della Svezia rimasta a secco di medaglie.


CINQUE: la rivincita “personale” della fondista Johaug

La norvegese Therese Johaug ha dominato in maniera imbarazzante anche la 30 km che ha chiuso il programma del fondo. Per la 33enne scandinava si tratta del terzo oro a queste Olimpiadi dopo 10km e skiathlon, solo nella staffetta (quinta) ha mancato l’appuntamento col podio. Una rivincita personale dopo la squalifica di 18 mesi per doping che le aveva impedito di partecipare a PyeongChang ma le ombre rimangono. Per lei si tratta dei primi ori individuali dopo quello in staffetta del 2010 e i due podi individuali del 2014. Le italiane praticamente non pervenute.


QUATTRO: Giapponesi d’argento ma…

Va bene che le giapponesi erano già appagate dal fatto di aver raggiunto la finale in una disciplina come il curling femminile in cui avevano come massimo risultato il bronzo di PyeongChang. Ma sicuramente potevano giocarsela meglio contro la Gran Bretagna. La sconfitta per 10-3 ha riconfermato il predominio della squadra britannica che dopo l’oro di Sal Lake City 2002 aveva vissuto un lungo periodo di buio (tranne il bronzo del 2014).


TRE: Italia, ghiaccio batte sci


Fra tante analisi da fare in casa Italia ci sarà anche quella del bilancio delle due federazioni impegnate a Pechino. La Fisg (federghiaccio) del presidente Andrea Gios ha collezionato 8 medaglie (con due ori) in cinque discipline, la Fisi del presidente Flavio Roda 9 medaglie (ma senza ori) in 10 sport. Lo stesso Roda ha fatto ampia autocritica per i risultati che non sono stati all’altezza delle aspettative mentre le specialità del ghiaccio escono esaltate in vista di Milano-Cortina.


DUE: L’italia ottava nel Team Event

Lo sci alpino azzurro non poteva chiudere peggio di così. Nel team event aveva illuso la vittoria per 3-1 sulla Russia: vittorie di Brignone, De Aliprandini, Bassino, sconfitta di Vinatzer. Poi il quarto con gli Usa, che si annunciava equilibrato, non ci ha dato scampo: solo la Bassino è riuscita a vincere sulla Shiffrin (solo due centesimi ma non capita tutti i giorni di battere l’ex regina!) mentre Brignone, De Aliprandini e Vinatzer hanno perso nettamente. L’Italia chiude quindi senza medaglie nell’ultima gara ma anche nell’intero settore maschile. Oggi solo la Bassino, dopo l’impresa iridata di Cortina, ha confermato di trovarsi veramente a suo agio nel parallelo ma anche nel gioco di squadra. Completamente fuori registro Vinatzer (due sconfitte), discreto De Aliprandini (1-1) ma onestamente irriconoscibile la medagliata Brignone. Federica agli ottavi ha battuto la russa Pleshkova solo perché la rivale si è ritirata e nei quarti ha concesso 56 centesimi a una Moltzan non trascendentale. Per il calcolo dei distacchi siamo stati classificati all’ottavo posto: altro che sogni di medaglia.


UNO: Salvate il “soldato” Shiffrin

Se Mikaela Shiffrin pensava di poter ottenere nel Team Event un parziale riscatto dopo la disfatta a livello individuale si è dovuta presto ricredere. Non solo ha fallito l’ultima occasione di medaglia ma la regina delle nevi ha offerto un’altra prova opaca. Con tutte le attenuanti del caso anche il personaggio esce molto ridimensionato da questa Olimpiade. Gli Stati Uniti sono stati eliminati in semifinale dalla Germania proprio a causa della sua netta sconfitta con Lena Duerr a cui Mikaela ha concesso 10 decimi. E in precedenza aveva perso anche la sfida diretta con la nostra Bassino accontentandosi dell’unica vittoria con la modesta slovacca Jankova agli ottavi: chissà come sarebbe andata se la Vlhova non fosse infortunata. E lo stesso è accaduto nella finale per il terzo posto in cui cedendo per 52 centesimi alla Stjernesund proprio la Shiffrin ha concesso la vittoria alla Norvegia a parità di punti (2.2) in base ai distacchi complessivi. Per la (ex) regina un’Olimpiade cominciata male e finita peggio. Bronzo alla Norvegia e oro all’Austria che nella finale per il primo posto ha battuto la Germania (2-2) solo in base ai distacchi. Specialità spettacolare e avvincente, stavolta anche di alto valore tecnico per l’equità dei due tracciati. Il parallelo andrebbe valorizzato anche in coppa del Mondo.

Fausto Narducci

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