Iran assassino: delitti senza fine, lo sport deve respingerlo

Iran assassino: delitti senza fine, lo sport deve respingerlo. La recrudescenza della violenza dell’Iran nei confronti dei suoi “figli” ha reso sempre più drammatica la situazione per la popolazione che non accetta più la mancanza dei più elementari diritti umani. L’ultima notizia risale a ieri, una sconcertante condanna a morte emessa nei confronti di una mamma, di una allenatrice di pallavolo, rea soltanto di aver partecipato alla protesta per la condotta sempre più insostenibile di uno stato assassino.
Dal calcio alla pallavolo, che al femminile è sport molto seguito in Iran e che in passato aveva portato ad arresti sconcertanti, perché le donne volevano assistere alle partite nei palasport, come avviene nel resto del mondo. Non si è dimenticata la storia dell’attivista iraniana con passaporto britannico Ghoncheh Ghavami, finita in carcere con la condanna di un anno di reclusione per aver cercato di assistere a una partita di pallavolo. Era il 2014. Otto anni dopo la situazione è decisamente peggiorata, in ogni settore della vita in un Iran sempre più isolato nella sua furia cieca che colpisce tutti, incluse le stelle dello sport (il calciatore Voria Ghafouri, ex nazionale, imprigionato alla vigilia dei Mondiali e rilasciato solo pochi giorni fa) e del cinema, come il regista Jafar Panahi, arrestato di nuovo nello scorso luglio. O come il pallavolista Mohammad Mousavi, a cui è stato ritirato per sei mesi il passaporto. Ma la Fivb il massimo che ha saputo fare è inviare un sollecito per far pagare i giocatori stranieri che hanno giocato in club iraniani ma non sono stati retribuiti.
Pochi giorni fa la 16enne Mahak Hashemi uccisa perché invece del velo portava un cappellino da baseball. Tutti ricordiamo la protesta innescata dall’uccisione della 22enne Mahsa Amini, perché portava il velo in maniera giudicata imperfetta.
Il tutto mentre arrivano le rivelazioni sugli omicidi commissionati per eliminare dissidenti e personaggi anche della cultura che a vario titolo denunciano e si battono a sostegno solidale con la tragedia vissuta dai cittadini iraniani. E di queste ore la notizia che prima di invadere l’Ucraina, la Russia del dittatore Putin voleva invadere il Giappone. Insomma, guerra a tutti i costi, che fosse Giappone o Ucraina.

Questo Iran non deve essere più accettato nello sport

Se il mondo dello sport fosse quello che dice di essere, l’Iran sarebbe già stato cancellato dalla faccia del mondo sportivo. Ma lo sport non è meglio della politica e del mondo degli affari: anche lo sport diventa politica quando i suoi organismi internazionali rifiutano di guardare in faccia la realtà. Lo ha fatto anche la FIFA, il calcio, proibendo ogni minimo segnale solidale nel corso dei Mondiali che si stanno svolgendo in Qatar. Del resto è stato dimostrato da tante vicende, politiche e non, che dal CIO in giù, c’è l’abitudine di volgere lo sguardo altrove e di farsi scivolare addosso anche le cose più terribili, pur di non rischiare di compromettere gli aspetti del business a cui ormai sono votate la maggior parte delle Federazioni Internazionali e lo stesso Comitato Olimpico Internazionale. Basta pensare quanto ci volle per far scattare l’esclusione della Russia dagli eventi sportivi e toglierle l’organizzazione dei Mondiali di pallavolo.
L’Iran non ha, per ora, non ha dichiarato guerra ad altri Paesi. Ma sta facendo una guerra crudele al suo popolo, senza che la comunità internazionale, sportiva e non, si decida ad agire. Perché non è vero che lo sport è al di sopra di tutto. E’ una colossale ipocrisia.

La notizia dell’Ansa sulla condanna a morte di Fahimeh Karimi

TEHERAN – (Ansa) Nuova condanna a morte emessa dalla magistratura iraniana per partecipazione alle proteste contro il regime, che attraversano il Paese da oltre due mesi: si tratta di Fahimeh Karimi, allenatrice di pallavolo e madre di tre figli.
Arrestata durante una manifestazione a Pakdasht, nella provincia di Teheran, è accusata di essere una delle leader e di aver sferrato calci a un paramilitare Basiji, secondo quanto scrivono i media e i social. Karimi è stata di recente trasferita dal carcere di Evin a Teheran a quello di Khorin, a Pakdash, e in molti hanno espresso preoccupazione per la sua sorte.

Leandro De Sanctis

Torna in alto