VOLLEY SuperLega, case cercansi

Un’immagine del PalaBianchini, a Latina Foto Top Volley Latina

SuperLega, case cercansi

La seconda giornata della SuperLega ha offerto una situazione particolarmente sconfortante per quanto riguarda l’impiantistica e la connessione tra impianti sportivi utilizzabili per l’attività ad alto livello e centri cittadini.
Ben quattro delle sette partite in programma si sono giocate in città diverse da quelle delle squadre interessate. Per motivi vari, tra i quali il limite minimo di capienza stabilito per poter giocare in SuperLega, quattro club non giocano veramente in casa.
La Top Volley Latina ha dovuto addirittura emigrare a Napoli, una città che del volley ha perso le tracce; il Sora quest’anno giocherà a Veroli, più avvezza al basket; la Revivre Power Milano giocherà a Busto Arsizio fino a gennaio salvo complicazioni, chiedendo ospitalità al PalaYamamaY della squadra femminile bustocca: Castellana Grotte ha trovato ospitalità al PalaFlorio di Bari.
Il risultato di questa SuperLega per molti senza fissa dimora è che il pubblico latita: poche centinaia di spettatori affossano le statistiche sugli spettatori e mortificano il piano di crescita della Lega Pallavolo. Ecco, sotto questo aspetto nemmeno la SuperLega ha smosso troppo le acque, riuscendo a cambiare le cose. L’unica novità positiva delle ultime stagioni ha riguardato la Lube, finalmente dotata di un suo impianto, anche se pure lei in altra località, Civitanova Marche (dopo Treia e Macerata, con puntate a Osimo e Ancona in occasioni delle finali dei play off).
Naturalmente non tutte le colpe sono della pallavolo, che anzi subisce i danni di un’impiantistica ferma e di una politica che in gran parte se ne infischia delle realtà quotidiane dello sport. Basta pensare a quanto è successo a Roma con il nuovo governo del Movimento 5 Stelle e dell sindaco Virginia Raggi. Il risultato della politica scelta, non considerando le esigenze dei club cittadini di vertice (perché anche la Serie A2 può essere considerata tale) è che per almeno tre anni il Palazzetto dello Sport del quartiere Flaminio resterà chiuso e inutilizzabile. Due di questi tre anni saranno impiegati solo per la messa a bando, dalla burocrazia insomma. E un altro anno poi per mettere a norma il Palazzetto realizzato per l’Olimpiade di Roma’60. Se ricordiamo che Costantino Rozzi rifece lo stadio Del Duca di Ascoli in soli 90 giorni, l’anomalia di questa esasperante burocrazia emerge in tutta la sua sconcertante realtà.
Un’assurdità che dimostra l’inesistente sensibilità e senso pratico della attuale Giunta capitolina, che ha agito come se lo sport fosse in una bolla temporale avulsa dalla realtà quotidiana. Così le due squadre di Roma salite in Serie A2 nel campionato maschile e in quello femminile (Roma Volley) faticosamente devono fare i conti con l’impossibilità di giocare in un impianto realmente adeguato.
E in futuro non costituirà certo una soluzione ideale una struttura collocata negli spazi della Nuova Fiera di Roma, molto al di fuori del tessuto urbano e abbastanza scomoda da raggiungere, specialmente in occasione di eventi con orario notturno.

Leandro De Sanctis

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