VOLLEY Parodi: “Non ce la faccio più…”

Simone Parodi sta vivendo un periodo molto difficile della sua carriera di pallavolista. Forse non il peggiore, perchè uno che si è già dovuto operare per ricostruire il ginocchio, sa già cosa siano il dolore, il dubbio, la paura di non tornare ad essere quel che era.
    Lo schiacciatore della Lube Macerata da circa tre mesi è tornato prigioniero del malessere fisico. Durante gli Europei nella parte posteriore delle sue ginocchia si sono materializzate delle escrescenze, piccole cisti (la cisti del bagher, verrebbe da ribattezzare rifugiandosi nell’ironia, la cisti di Baker che è appunto il problema di Simone).
    Intanto non è stato semplice capire e diagnosticare cosa fossero quelle ospiti inattese e sgradite. Poi non è stato facile anche gestirsi, tra la Nazionale che stava giocando gli Europei e poi Macerata, il suo club, che iniziava la stagione. Paradossalmente Simone è stato aiutato da un altro infortunio: alla fine di ottobre si è rotto il dito della mano destra e grazie a questo problema, non ha nemmeno dovuto pensare a chiamarsi fuori dalla trasferta azzurra per la Grand Champions Cup. Assenza forzata e terapeutica.
    Ma ora la Nazionale, con cui Simone Parodi ha vinto due argenti europei e un bronzo olimpico, è per forza un obiettivo lontano. Prima viene la guarigione, prima viene la Lube Macerata. A proposito di Nazionale, proprio ieri è stato in qualche modo confermato che l’Italia giocherà l’8 giugno a Roma la sua partita di World League con la Polonia. Teatro sarà lo Stadio del tennis, al Foro Italico, che fino al giorno prima ospiterà gli Europei di beach volley. Gli azzurri dunque giocheranno all’aperto, forse nel tardo pomeriggio per evitare la pericolosissima umidità notturna della zona. Ma il pensiero di Parodi per ora è concentrato su campionato e Champions League. Con la speranza di smettere presto i panni di spettatore non giocatore.

Simone, ci spieghi bene la natura e il tipo di infortunio che ha. Quando comparve, come lo curò durante gli Europei e poi nei mesi scorsi a Macerata?
«Negli ultimi due anni, da quando ho ripreso dopo il grave infortunio al ginocchio sinistro, c’è stato un pesante carico di lavoro. Il ginocchio operato, ancor più il destro che ha sopportato molto durante la rieducazione del ginocchio infortunato, ne hanno evidentemente risentito. Ho giocato e saltato tanto e spesso, poi il naturale e costante impegno in ricezione, Così, gradualmente, il ginocchio sinistro ha iniziato ad infiammarsi mentre nascevano dei problemi anche al destro. E’ colpa principalmente della “Ciste di Baker” che è cresciuta dietro entrambe le ginocchia. Tenuta sotto pressione per i tanti e diversi movimenti di gioco facilita, appunto l’infiammazione»

    Che tipo di dolore avverte, cosa può accadere se continua a giocare?
«Il dolore, delle fitte, lo sento molto quando gioco, naturalmente. Ma lo avverto non tanto quando salto, schiaccio o muro, ma soprattutto quando ricevo. Se scendo sotto i novanta gradi mi comprimo di più ed il dolore è decisamente forte. E’ una situazione che come è arrivata se ne dovrebbe andare, piano piano, con cure e riposo. Oppure ci sarebbe un intervento che, al momento non penso di effettuare»
   
Ha mai pensato di tirarsi da parte, dire: ora ho bisogno di stare un mese fermo e recuperare? O non le è stata fatta ancora una diagnosi precisa?
    «Fermarmi totalmente proprio no. Il periodo in cui ho effettuato una lunga sosta dopo gli Europei era anche per cercare di recuperare il mio generale stato fisico. Ero stanco oltre ai diversi piccoli grandi guai che mi portavo dietro. Dovete sapere che le mie ginocchia, che non sono poi tanto male, però si sono sublussate quattro volte, e ci sono così problemi di cartilagine. Si è decisamente usurata e così è diventato tutto più difficile».
   
    Lei ha già superato un grave infortunio nella sua carriera. Ciò la rende più forte o invece aumenta i suoi timori?
«Sono forte di carattere, questo sicuramente. Ma in questo momento sono veramente giù di morale. E’ una situazione pesante, psicologicamente la sto accusando. Sono stanco, ho voglia di tornare, rendermi utile, ritrovare il giusto equilibrio e mi piacerebbe partecipare a quanto sta accadendo alla mia Lube. Stiamo facendo, anzi stanno facendo molto bene e vorrei tornare a dare quanto prima il mio contributo»

    Cosa sta facendo in questo periodo senza partite, svolge un lavoro fisico di mantenimento o nulla? Che pensieri le passano per la testa?
«Un lavoro particolare ma ritengo pesante, forse ho spinto un po’ troppo ed il ginocchio non è abituato, s’è gonfiato ed è stato necessario siringare il liquido sinoviale senza traccia di sangue. Però, ancora stop, un po’ di pesi per le braccia ma nulla più».

Sul Corriere dello Sport di martedì 17 dicembre 2013

Leandro De Sanctis

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