CINEMA Unbroken

http://www.corrieredellosport.it/cinema/2015/01/30-394194/Cinema%2C+Unbroken%3A+l%27incredibile+storia+del+soldato+Zamperini

Se
Angelina Jolie non fosse stata sua vicina di casa, l’incredibile storia
di Louis Zamperini, narrata dal libro di Laura Hillenbrand non avrebbe
avuto la possibilità di essere conosciuta nel modo in cui solo i film
riescono a fare. “Unbroken”, il cui significato in italiano è
letteralmente non rotto (e guardando il film si capisce quanto sia
azzeccato) ma anche indomito, mette in scena la vita del ragazzo di
origini veronesi sbarcato in America con i genitori, avviato
all’atletica dal fratello e capace, correndo con la maglia nera di
Torrance, Southern California, di guadagnarsi a soli 19 anni la
partecipazione all’Olimpiade di Berlino 1936 (fu il più giovane atleta
della spedizione), dove giunse ottavo nei 5000 con un ultimo giro
strabiliante. 
Dai
campi dell’atletica ai campi di prigionia giapponesi. La terra rossa su
cui affondavano le scarpette chiodate degli atleti dell’epoca, il filo
di lana sul traguardo le “padelle” cronometriche degli allenatori che
prendevano i tempi. E poi il fango ed il carbone, gli scontri a fuoco
sugli aerei (Louis era “puntatore”) l’oceano prigione d’acqua senza
futuro per molti, il dolore e l’indicibile sofferenza, la crudeltà dei
criminali di guerra nipponici che incontrò sul suo cammino. Una vita che
non fu mai facile per lui, prima ragazzino italiano odiato in terra
straniera, poi negli anni della guerra e della prigionia, quindi nella
sempre difficile e tormentata fase del ritorno ad una normalità che tale
non avrebbe più potuto essere. 
Lo
sport sarebbe stata la sua terra promessa, approdo naturale dove
convogliare le sue qualità di indomito combattente della vita, se non
fosse stato proiettato in guerra e costretto durante la prigionia a
superare prove di indicibile violenza, aggrappandosi alla sua forza
interiore per non mollare mai. Proprio come fanno i campioni. Angelina
Jolie, con il piccolo grande aiuto dei suoi amici (i fratelli Cohen
hanno dato un contributo importante alla sceneggatura) ha realizzato un
bel film, impreziosito da una fotografia che alterna colori ed emozioni,
con inquadrature che a volte fissano le immagini come quadri aerei, un
montaggio che opportunamente dà tregua dalle scene di guerra con i
flashback sull’atleta Zamperini e un sonoro che restituisce con
straordinaria efficacia le convulse e terrificanti scene di ordinarie
battaglie aeree, il rumore dei proiettili delle mitragliatrici che
violano gli aerei. 
Musica
epica d’ordinanza, tramonti fotografati come cartoline e una violenza
insistita, indubbiamente protagonista dell’inferno vissuto da Louis
Zamperini, ma su cui forse si indugia troppo, nella reiterazione della
crudeltà psicopatica del frustrato comandante del campo di prigionia
(Mutsushiro “The bird” Watanabe), che rimanda fin dall’aspetto alle
scene di “Merry Christmas Mr. Lawrence” che Nagisa Oshima girò nel 1983,
con i faccia a faccia ravvicinati (e lì ambigui) tra Ryuichi Sakamato e
David Bowie. Louis Zamperini, scomparso nel luglio scorso all’età di 97
anni, ha il volto e la determinazione silenziosa di Jack O’Connell,
24enne attore britannico, lanciato da ragazzo dal film This is England e protagonista della serie tv Skins.

https://www.vistodalbasso.it/2013/07/11/cinema-come-non-si-scrive-una-recensione/  

Leandro De Sanctis

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