C’è ancora domani | Recensione

C’è ancora domani | Recensione.
Paola Cortellesi alla regia: un debutto folgorante. L’attrice romana rende omaggio al neorealismo e ai racconti delle nonne ascoltati quando era bambina nella Roma del primo dopoguerra, con gli americani ancora presenti e alla vigilia del voto che relegherà la monarchia al passato, schiudendo il futuro alla Repubblica. La prima volta in cui le donne furono chiamate a votare.
C’è ancora domani è un film che sta riportando molta gente al cinema coniugando racconto popolare, amaro e crudo ma anche comico in maniera naturale e ruvida. Altro che gatti in tangenziale…
Paola Cortellesi tocca temi importanti, purtroppo ancora attuali a 80 anni da quel periodo, così buio soprattutto per le donne.
Povertà, ristrettezze estreme e uomini per lo più rozzi, frustrati e violenti. Ma il ruolo della donna, trattata come e meno di una serva, era sottostimato, intellettualmente non considerato, a prescindere dallo stato sociale. La donna, che fosse ricca, benestante e povera, non doveva parlare, “perché non capiva nulla delle cose da uomini”.
Delia (Paola Cortellesi) ha un marito ignorante e violento (Valerio Mastandrea, probabilmente nel ruolo più sgradevole della sua lunga carriera), e tre figli da crescere. La primogenita in odor di fidanzamento (Romana Maggiora Vergano) e due piccoli mostriciattoli sboccati e ingestibili. Senza contare il nonno (Giorgio Colangeli) despota viziato e insopportabile anche dal letto.
Una volta la maggior parte degli uomini era così come ce li racconta Paola Cortellesi. E purtroppo in tante realtà sottosviluppate intellettualmente, quel tipo schifoso di uomo ancora è vivo e vegeto, con la scusa delle tradizioni, del non saper (e voler) essere in altro modo.
Con il senno di oggi, è impossibile giustificare, comprendere, le ragioni di quei comportamenti. Ma allora era così: la donna era un oggetto, una donna di casa che non doveva lavorare né avere una sua vita al di fuori delle mura domestiche. Una donna che doveva chiedere il permesso al marito per uscire di casa… Del resto fino ad allora le donne nemmeno potevano votare.
Mi ha un po’ stupito lo stupore che ha accompagnato il finale del film, che naturalmente non svelerò. Un finale carico di speranza, appunto per un domani migliore in cui la donna conti, perché se le donne si uniscono, possono farcela a ridicolizzare e opporsi a quel becero maschilismo che le vorrebbe donne di servizio annientate nell’anima e nel corpo.
Per porre la lente d’ingrandimento su tutto ciò che C’è ancora domani dice, a cominciare dallo straordinario amore materno che dà la forza di sopportare ma anche di agire se è in ballo il futuro di una figlia, bisognerebbe raccontare troppo.
Diciamo allora che senza la regia di Riccardo Milani, Paola Cortellesi sforna un film intelligente e una sceneggiatura equilibrata, senza rinunciare a far ridere. Con un cast notevole, a cominciare da Valerio Mastandrea, Emanuela Fanelli e Giorgio Colangeli.
C’è ancora domani è un film importante e arriva in un momento storico in cui tutto si dimentica: e invece bisogna ricordarsi di che razza di bestie disumane possono essere uomini allevati e cresciuti in maniera malata e distorta. Purtroppo in troppe parti del mondo le donne, fin da bambine, non sono considerate esseri umani.
La Cortellesi autrice si fa notare anche per due scelte significative: la colonna sonora che accoglie canzoni non legate a quel periodo storico (emozionante la scena con La sera dei miracoli di Lucio Dalla); la scelta di togliere il sonoro alle scene di violenza familiare in cui Mastandrea la picchia, trasformando le botte anche in balletto

C’è ancora domani


C’E’ANCORA DOMANI – Italia 2023. Durata 1h58′.
Regia: Paola Cortellesi.
Interpreti: Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea, Emanuela Fanelli, Romana Maggiora Vergano, Giorgio Colangeli, Maria Tiziana Cruciani, Alessia Barela, Raffaele Vanoli, Federico Tocci, Vinicio Marchioni, Francesco Centorame.

Leandro De Sanctis

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