Vlahovic e le commissioni vergognose agli agenti

Vlahovic e le commissioni vergognose agli agenti.
Il trasferimento di Vlahovic dalla Fiorentina alla Juventus ha riacceso i riflettori sulla straripante piaga delle maxi commissioni che nel calcio vengono pagate ad alcuni procuratori. Un aspetto semplicemente vergognoso, scandaloso, immorale: ognuno può trovare la parola che meglio definisce il guadagno sproporzionato e insaziabile di chi funge da rappresentante di un calciatore. Quando si apre una trattativa di trasferimento.
Darko Ristic voleva 18 milioni di euro, poi ridotti a 15, stando a quanto si legge sui giornali.
In altri mondi e con altre persone come si potrebbe definire chi guadagna denaro dal lavoro altrui?
Si, se pensate a quello che ho pensato io, si può sottolineare che la differenza sta nel fatto che i calciatori decidono di affidarsi ai procuratori e scelgono quello che reputano il più adatto a loro. Non sono vessati da racket o “protettori”.
Scelgono il procuratore più potente. E un procuratore diventa potente quando ha un portafoglio di atleti ampio e guadagna molto. Quindi più guadagna è più sarà ricercato e guadagnerà. Se l’operazione Vlahovic costa alla Juventus circa 70 milioni e il procuratore del giocatore ne ha pretesi 15, significa che ha guadagnato un abbondante 20%, un “pizzo” abominevole- In realtà la Juve sborserà 90 milioni di euro: 70 + 5 di bonus + 15 a Ristic.

Vittime e colpevoli

Chi è la vittima del calcio mercato quando si confeziona un trasferimento?
La società, sicuramente. A cui viene in pratica estorta una cifra esorbitante oltre alla spesa viva per il cartellino.
Chi è il “colpevole”?
Il procuratore, certo. Ma il primo colpevole è proprio il giocatore che decide di farsi rappresentare da un procuratore lasciandogli campo libero sulla percentuale fuori dal mondo che poi esigerà dal club.
Quindi in questo caso il primo responsabile è lo stesso Vlahovic e il fatto che Ristic sia anche suo amico rende il connubio naturale. Ma in quasi tutti gli altri caso non è così. I vari Raiola di turno agiscono nel nome di loro interessi personali, non per amicizia.
Ma c’è un altro colpevole. La vittima. La società che china il capo a questa situazione e accetta di gonfiare le proprie spese. Se poi, come ipotizza qualcuno, ci sono anche motivazioni e comportamenti nascosti, magari anche non completamente legali, lo si può solo pensare ma non certificare. Ma il calcio continua ad essere un mondo a parte e non troveremo mai una società che rinuncia a un giocatore per non pagare follie al suo agente.

Vlahovic-Ristic, a quando il “mal di pancia”?

Ulteriore aspetto che nel momento di pagare queste maxi commissioni non viene mai considerato, e quindi non si stipulano clausole a tutela, il mal di pancia del calciatore prima della fine del contratto.
Il legame tra Vlahovic e la Juventus scadrà nel 2026. Non ci si stupirebbe se prima di allora il signor Darko Ristic dovesse informare pubblico e società che Vlahovic ha un certo “mal di pancia”, che spesso prelude a due svolte: 1) aumento dell’ingaggio, 2) trasferimento ad altro club. Con conseguente pagamento di un’altra mega commissione al procuratore. Quindi un club paga una mega commissione a un agente che dopo qualche anno sarà fonte di problemi, sempre con l’avallo del giocatore, ovvio.

Il procuratore deve pagarlo il calciatore

Se fossi ancora capace di sognare, riguardo il calcio, direi che ho fatto un sogno: tutti d’accordo (lo so, parto con una cosa impossibile) i club decidono di non acquistare giocatori rappresentati da procuratori che chiedono una percentuale superiore al 3%. O, addirittura, meglio, di non trattare giocatori che non pagano loro stessi il loro procuratore.
E già perché la soluzione ovvia, logica, equa sarebbe la più naturale: se io giocatore pago un procuratore per rappresentarmi, poi devo pagarlo io se mi trasferisco. E’ il calciatore il datore di lavoro del procuratore. Invece diventa la società che acquista il giocatore. Semplicemente pazzesco, anche pensando a quanto avviene in altri sport.

Il primo e vago paragone che mi viene in mente è quello del mercato immobiliare: se compro o vendo una casa, non mi affido a una agenzia che chiede percentuali elevate, un valore aggiunto a perdere. Se un’agenzia chiede il 5% o più, invece dell’abituale 2 o 3%, cambio agenzia e scelgo un’altra casa. Anche solo per principio. Ma nel calcio i principi non esistono.

La Fifa vuole imporre il tetto 3%

La Fifa, pensando a riformare la questione dei procuratori, non ci pensa nemmeno a dire che deve pagare il calciatore. Ma pensa di porre un tetto del 3%, che renderebbe non meno ingiusta la cosa, ma sicuramente più sostenibile. Stamane sul Corriere dello Sport, l’amico Giorgio Marota ha ricordato le cifre del 2021: i procuratori hanno guadagnato 450 milioni di euro, con un incremento dello 0,7%. Ciò nonostante un calo delle operazioni di mercato del 13,9% e addirittura del 23,4% rispetto al 2020.
Non è il caso di portare considerazioni e confronti su piani che non siano quelli sportivi, ma specialmente in questi anni di pandemia, diventa imbarazzante far coesistere queste spese che sembrano regalie, con le richieste di fondi assistenziali. Ovvio che la realtà dei grandi club è diversa (ma fino a un certo punto) e che la stragrande maggioranza dei club di calcio è in acuta sofferenza.

Quello che arriva al tifoso…

Quello che capisce il tifoso può non essere aderente alla realtà. Sono appassionato sostenitore della Juventus e quindi tecnicamente contento dell’arrivo di un attaccante che potrebbe regalare qualche emozione in più e risolvere i problemi congeniti di una squadra concepita male e non da quest’anno. Ma sono consapevole che l’ingente spesa non nasce per semplice passione ma per calcolo economico: se la Juventus resta fuori dalla prossima Champions League, saranno guai seri per i bilanci presenti e futuri. La società ha speso confidando che con Vlahovic si entri tra le prime quattro, accedendo ai futuri introiti europei, ormai indispensabili per i club di primissima fascia. Il fatto che ne gioisca il tifoso è una conseguenza, non certo la molla. Ha speso così tanto per garantirsi la sopravvivenza, in poche parole, a certi livelli.


Leandro De Sanctis

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