SOCIETA’ La storia di Dj Fabo e il sacrosanto diritto di dire basta

Tra i vari sondaggi che sono stati pubblicati dopo la tristissima vicenda di Dj Fabo, mi ha sconcertato sapere (fonte La Repubblica) che il 32,5% degli italiani ritiene che la Chiesa interferisca il giusto nella vita e sulle leggi dello stato italiano.
Non meno sconfortante sapere che il 70% degli italiani è contrario al suicidio assistito.
Io penso alla morte ogni giorno, ho paura di morire come credo ogni essere umano e non penso di dovermi vergognare per questo. Ma c’è una cosa che mi fa ancora più paura, un terrore che si è insinuato negli ultimi anni, dopo aver vissuto esperienze. Un terrore che mi ha assalito di nuovo vedendo poche immagini e rendendomi conto della situazione in cui era precipitato Fabiano Antoniani, divenuto tetraplegico e cieco dopo un incidente stradale. Di fronte a lui su quel letto, c’è chi ha avuto la sfrontatezza di commentare pronunciando insopportabili parole. Intollerabili sulla bocca di ogni essere umano raziocinante, figuriamoci sulle bocche di ecclesiastici, i quali per mestiere dovrebbero essere compassionevoli e avere a cuore il prossimo, che hanno avuto l’ardire di affermare che finchè c’è un soffio di vita…
Io non sono riuscito a parlare, a dire nulla. Ho dovuto solo asciugare le lacrime e contenere quella rabbia che non mi abbandona quando si trattano questi argomenti.
Facile augurare ai “falchi ottusi” di trovarsi nelle stesse situazioni, augurarlo a tutti coloro che si ostinano a non rispettare la volontà altrui ma vogliono imporre la loro. Su questioni che non li riguardano. Del resto una costante della vita italiana. 
Perchè la vita è sacra e ognuno di noi deve avere il diritto di dire basta, se quella che vive non è più vita, se il dolore avvolge tutto, se l’anima resta prigioniera di un corpo martoriati, disinnescato, un guscio vuoto. O meglio, riempito solo dalla sofferenza dell’anima, della mente. 
Intollerabile l’atteggiamento di coloro che si riempiono la bocca della parola anima, che invocano la compassione, l’altruismo. Ripeto spesso, quando si parla della religione (senza offesa, una delle grandi tragedie dell’umanità visto che in suo nome nei secoli, sono stati commessi i peggiori crimini contro l’umanità) che dovrebbe essere una questione intima, non un prodotto da vendere porta a porta. E penso che basterebbe seguire un unico comandamento per condurre una vita retta: 
Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te.
Ma oggi tutto è diventato un affare economico, quindi non si può non pensare ad un aspetto. Se tutti coloro che non ne possono più delle atroci sofferenze, delle prigioni a vita (beffardo, no?) in cui si ritrovano intrappolati senza aver commesso crimini e senza poter fare più nulla. Se tutti avessero la possibilità di scegliere di andarsene con dignità, con l’ultima decisione che più personale non si potrebbe, quanti soldi perderebbe l’industria che prospera sulle disgrazie? L’industria farmaceutica che prova a curare una cosa incurante di sfasciarne altre; l’industria ospedaliera che manda a morire altrove i suoi poveri pazienti per non veder aumentare il tasso di mortalità dell’ospedale. 
E già perchè alla fine l’uomo diventa un numero, nella vita lavorativa (quando il lavoro c’è) e nella malattia che prelude alla morte. E una vita, il rispetto per il malato (e per la sua famiglia), vale meno di un punto di percentuale nella statistica. E quei medici che hanno provato a scegliere vie alternative, che si sono ribellati con la forza della loro coscienza, medica e civile, oltre che della loro competenza, sono stati emarginati, accusati, messi fuori dal sistema.
Ecco perchè ho paura. Della morte, certo. Ma soprattutto del come finirò questa avventura, se dovessi trovarmi prigioniero, nell’impossibilità di scegliere e senza una legge ad aiutarmi a fuggire, a dire basta.

* pubblico una foto di Dj Fabo, di Fabiano Antoniani, quando era vivo davvero.

 https://www.vistodalbasso.it/2017/03/02/edicola-web-dj-fabo-mentana-oscura-i/

https://www.vistodalbasso.it/2016/09/16/cinema-io-prima-di-te/ 

Leandro De Sanctis

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