ATLETICA Tamberi & Fassinotti più vicini… al mondo

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La forza dell’atletica italiana è che ogni tanto, più o meno attesi, spuntano frutti di una tradizione che nemmeno lunghi anni di astinenza riescono ad oscurare. Talenti naturali, perchè l’ingrediente base resta quello, scovati, stimolati, valorizzati dall’appassionato tecnico che vive per l’atletica, anche se magari con l’atletica non riesce a vivere. E poi succede anche, come in questo momento con il salto in alto, grazie a Tamberi e Fassinotti, che queste scuole disseminate in diverse aree geografiche della penisola, partoriscano gioielli più o meno contemporaneamente. E allora anche l’atletica italiana, negli ultimi anni scopertasi impoverita dalla crisi, dalla concorrenza e dalle oggettive difficoltà che mortificano le ambizioni sportive nel nostro tempo, può ritrovare il sorriso e la speranza di rivivere fasti dal sapore antico.
    Dire salto in alto significa lucidare il ricordo di nomi che hanno fatto la storia dell’atletica e dello sport italiano, uno per tutti, Sara Simeoni. E la prima domenica d’agosto ad Eberstadt, ha lanciato in orbita iridata l’alto azzurro: Gianmarco Tamberi ha alzato per due volte il record italiano, prima portandolo a 2,35 e poi subito dopo a 2,37, mancando di poco il tris a 2,39. Ma dietro di lui anche Marco Fassinotti, 2,30, ha confermato consuetudine con misure di livello internazionale. A meno di venti giorni dai Mondiali di Pechino l’atletica italiana scopre di potersi permettere di guardare in alto, molto in alto, grazie alla pattuglia acobatica che vola oltre l’asticella, superando misure che se ripetute nella giornata giusta, possono anche regalare medaglie. Tamberi e Fassinotti, due italiani nella top ten. Con la terza freccia tricolore della pattuglia acrobatica dell’alto, Silvano Chesani, purtroppo ferma ai box per problemi fisici (operato per una tendinopatia in aprile, tornerà per l’Olimpiade di Rio). E pensando al futuro, c’è speranza di continuità grazie al titolo mondiale allievi vinto a Cali dal piemontese Stefano Sottile, allenato da Valeria Musso, l’allenatrice che ha lanciato Fassinotti. Senza dimenticare il sardo Eugenio Meloni, bronzo agli Europei junior. E Alessia Trost che sta vivendo un momento complicato dal quale dovrà prima o poi uscire.
Non c’è dubbio che Gianmarco Tamberi e Marco Fassinotti, quasi coetanei, abbiano caratteri diversi. Più riservato il torinese Fassinotti, sempre scherzoso il marchigiano Tamberi. Uno è andato a Birmingham ad allenarsi, l’altro vive da solo ma nella sua Ancona. «A me piace scherzare, sono fatto così». Per un po’ è parso che tra i due azzurri, uno dell’Aeronautica, l’altro delle Fiamme Gialle, non corresse buon sangue. Da Eberstadt Tamberi ha voluto fugare ogni dubbio: «In queste ultime settimane abbiamo gareggiato insieme ed abbiamo avuto modo di parlare, di conoscerci meglio, di chiarirci. Siamo rivali, avversari, come è normale che sia in pedana, ma non siamo assolutamente nemici. Domenica Marco mi ha fatto i complimenti per il record». Tamberi merita l’etichetta di Bolt italiano, se pensiamo alla sua voglia di dare spettacolo in pedana divertendosi, sollecitando il pubblico, colpendo con i suoi look, il suo viso metà rasato e metà barbuto, a volte colorando d’azzurro la barba. Perchè è facile fare lo show quando si è primatisti del mondo, come Usain, ci vuole anche più coraggio nell’esprimere la propria personalità in gara, come da anni fa Gianmarco, non essendo ancora campionissimi. E chissà che centimetro dopo centimetro, non possa ritrovarsi ad affrontare la fatidica soglia dei 2,40, come quando, felice per il successo agli Assoluti di Bressanone e l’ammissione all’Olimpiade 2012 con il record under 23 portato a 2,31, fece mettere l’asticella a 2,46 (primato mondiale), non provando il salto ma festeggiando con una capriola sul materasso. 

Le 11 medaglie del salto in alto azzurro

Nove le medaglie all’aperto degli azzurri dell’alto in Mondiali, Olimpiadi ed Europei. Ai Giochi Olimpici un oro e due argenti per Sara Simeoni (1980, 1976 e 1984), ai Mondiali le due di Antonietta Di Martino (argento 2007, bronzo 2011), agli Europei le ultime quattro (dal bronzo di Erminio Azzaro nel 1969 alla tripletta di Sara Simeoni (oro a Praga 1978, bronzo a Roma 1974 e Atene 1982). Al bottino attuale vanno addizionate le due medaglie arrivate nell’alto agli Europei indoor: l’argento di Chesani dello scorso inverno, il bronzo di Di Giorgio dell’83.

Leandro De Sanctis

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