Paola Egonu, la mia lettera aperta per te

Paola Egonu, la mia lettera aperta per te.
La Nazionale femminile del volley ha concluso il Mondiale conquistando la medaglia di bronzo ma il risultato sportivo perde la visibilità che meriterebbe perché scoppia il caso Egonu. Paola a caldo a bordo campo ha confessato al suo procuratore l’intenzione di non giocare più in maglia azzurra, aggiungendo e adducendolo a motivazione il fatto che c’è ancora chi le chiede se sia italiana.
Poi nell’intervista in video, ufficiale, per la Federazione Italiana Pallavolo, non lo dice, ma se a 24 anni a domanda precisa rispondi che ci devi pensare, significa che hai già deciso di lasciare la maglia azzurra. Così, unilateralmente, senza dirlo prima a chi dovrebbe essere il destinatario di una decisione del genere.
I video in rete si susseguono e quando si arriva, ad esempio, alla video intyervista di Sky Sport, il concetto sembra chiarirsi e tutto sommato, forse, ridimensionarsi.
Il “lascio per sempre la Nazionale” diventa un “vorrei un’estate libera per riposare“. Condita con lo sfogo per il fatto che quando le cose non vanno per il meglio, si tirano sempre in ballo le sue prestazioni e si dà la colpa a lei. Anche se con lei l’Italia è stata argento mondiale nel 2018, bronzo europeo nel 2019, oro europeo nel 2021, oro nella Nations League e bronzo iridato in questa stagione. L’unico flop all’Olimpiade di Tokyo, eliminazione nei quarti di finale.


Come Balotelli? “Why always me?”

Paola insomma potrebbe idealmente indossare la maglia che mise il calciatore azzurro Mario Balotelli, che sotto la casacca celeste del suo Manchester City ne indossò un’altra dello stesso colore con sopra scritto Why always me? Si chiedeva, perché sempre io?

Chiarito subito che ora la Federazione sarà chiamata a una immediata e approfondita analisi della situazione con la necessaria diplomazia per affrontare questo spinoso caso.
Chiarito che non credo affatto che l’Italia debba rinunciare a Paola Egonu a causa degli imbecilli senza cervello che sproloquiano sul web, raccogliendo dopo i voti anche consensi di altri individui loro pari, che si fatica a definire persone pensanti, a Paola si possono dire alcune cose, oltre che naturalmente essere solidali al cento per cento quando parla di razzismo.
Un mito dello sport come Tommie Smith (per i giovani che non sanno chi è, l’invito a cercare la sua storia e apprendere cosa fu capace di fare) mi diceva che il razzismo è solo questione di ignoranza, di mancanza di cultura. Del resto certi personaggi non è che diventino persone colte solo perché qualcuno li vota e li fa andare in Parlamento. Per non parlare dei loro seguaci, che hanno dilagato sul web come schizzi di guano in un gabinetto.
A Paola direi: lo so che certe parole ti fanno male, ma perché dai tanta importanza a chi non lo merita? A gente frustrata e ignorante a cui non frega nulla della pallavolo e di te, e che magari domani si vanterà di averti costretta a lasciare la maglia che ami proprio a causa (o grazie) ai loro insulti.
No, cara Paola, io non gliela darei proprio vinta e continuerei a schiacciare quell’ignoranza, a murare quei senza cervello che sarebbe ingiusto per gli animali definire bestie.
Cara Paola, sei una ragazza di oggi e vivi nei social, non accorgendoti di quanto marcio ci sia in questo modo social di relazionarsi col mondo. Chi ti conosce per la pallavolo ti apprezza, al netto di discussioni spesso anche fuori luogo e decisamente incompetenti e anche se talvolta non hai fatto nulla per risultare meno ostica o respingente. Ma questo capita a tutti i grandi dello sport: perfino a uno come Cristiano Ronaldo.
Se restiamo nella pallavolo, se ti chiedi perché parlano sempre di te è perfino banale la risposta: sei la giocatrice che grazie alla Nazionale è diventata la numero uno del volley mercato e andrai a guadagnare ciò che guadagnerai in Turchia. E’ lo status del campione, l’altra faccia di una medaglia che sprizza soldi e popolarità.
Se stai vivendo un momento di crisi da stress, ci sta che puoi pensare di programmare una stagione più leggera o addirittura senza l’azzurro. Parlane con il ct Mazzanti e con la Fipav. Ma decidere a 24 anni di lasciare per sempre la Nazionale sarebbe una sciocchezza colossale, che nel giro di poche stagioni ti si ritorcerebbe contro. In uno sport come la pallavolo, non giocare in Nazionale significa sparire dal primo livello di visibilità, dalle vetrine che poi propiziano super ingaggi.
Sei giovane e forse anche non consigliata nel migliore dei modi. Ci sta che puoi sbagliare. Ma puoi sempre decidere di cambiare marcia, con la tua testa e ascoltando chi davvero ti ha a cuore. Fai un bel reset, questo potrebbe essere un passaggio determinante per la tua crescita, come donna e come pallavolista. Reagisci alle cattiverie, come i grandi sanno fare, e prova anche, se posso permettermi, a proporti in maniera diversa al mondo dei media. Forse con il club te lo permetteranno senza problemi, ora che vai in Turchia, ma quando indossi la maglia azzurra, consapevole che fai parte della squadra e che ci sono delle regole uguali per tutte, fai quello che fanno le altre, accetta di parlare quando le situazioni lo richiedono, abbandona i panni dell’atleta irraggiungibile. Sei una ragazza intelligente, puoi dimostrarlo ogni volta che parli, sia in una zona mista che in un’intervista vera e propria.
Non esistono solo le tv, che insieme ai giornali hanno contribuito al fatto che Paola Egonu, formidabile atleta che può ancora avere margini di miglioramento, arrivasse ad essere personaggio e atleta vincente in club vincenti. Anche i grandi giocatori possono commettere errori e chi commenta può evidenziare o criticare senza incorrere nel reato di lesa maestà. Ma gli insulti no, hai ragione. A patto di non scambiare per insulti gratuiti semplici critiche, perfino costruttive.
Chiudo questa lettera aperta confessando che non mi stupirebbe se prima o poi ti arrivasse un messaggio del Presidente della Repubblica Mattarella, che in due occasioni ricevette voi azzurre confessandovi di essere vostro tifoso, con un invito a non cedere al razzismo, a non mettere nel cassetto la maglia azzurra che in questi anni hai onorato, insieme con le tue compagne.

Leandro De Sanctis

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