VOLLEY Ricordando Bebeto

Paulo Roberto de Freitas, Bebeto, ct dell’Italia campione del mondo di pallavolo nel 1998 in Giappone

Ricordando Bebeto
In tanti hanno offerto un ricordo affettuoso e commosso di Bebeto, scomparso improvvisamente per un attacco cardiaco. Ci sono persone che, anche se conosciute soltanto per lavoro, sanno entrare nel cuore, conquistarsi un posto per sempre, anche se poi, dopo aver condiviso un periodo di percorso, si prendono strade diverse, non ci si vede più, se non, a volte, in occasioni particolari. Però in quell’ideale album di ricordi che è la vita passata, non smettono di esserci, di esistere. Pronte a tornare vive nel racconto, nel ricordo, nelle parole di altri, anche quando queste persone davvero non ci sono più.

E ogni volta che anche una vita finisce, se ne va inevitabilmente un pezzo di noi, di ciò che siamo stati e abbiamo condiviso con quella persona. Per chi ha vissuto per lavoro quell’epoca della pallavolo, Bebeto è stato un interlocutore particolare, anche al di là dei ruoli. E’ stato un grande della pallavolo e ha lasciato un segno importante e profondo anche nel volley italiano, e non solo per l’oro mondiale vinto sulla panchina dell’Italia nel 1998 a Tokyo. La sua Maxicono Parma era uno spettacolo: Blangè-Carlao,  Renan Dal Zotto-Bracci, Giani-Gravina per lo scudetto del ’92 (con Corsano, Botti, Giretto, Michieletto, Pistolesi e Radicioni a completare la squadra); Blangé-Carlao, Bracci-Corsano, Giani-Gravina nello scudetto del ’93  (con Giretto, Michieletto, Aiello, Botti, Pistolesi e Radicioni a completare). Quello scudetto in particolare, vinto in tre partite su Milano e senza il fuoriclasse Renan che era tornato in Brasile, con Mirko Corsano promosso titolare, fu una sorta di capolavoro.
Da buon brasiliano, Bebeto oltre che uomo di volley, era un grande uomo di sport e di calcioe non a caso la sua carriera di dirigente lo vide nel Botafogo e fino a martedì scorso nell’Atletico Mineiro.
Quando una brutta notizia ci raggiunge, scattano i flash che riportano a galla istantanee ormai lontane nel tempo: sorrisi, abbracci, confessioni, frammenti di discorsi, momenti felici, ironici, amari. L’atmosfera nell’Hotel Cosmos di Mosca, in una finale di World League cominciata male e poi invece finita trionfalmente, quando Bebeto per una settimana praticamente mangiò quasi solo banane e tè. L’atteggiamento con cui nel ’97, nel suo primo anno da ct azzurro, dovette giocare in Olanda (all’epoca acerrima rivale dell’Italia) il primo Europeo del dopo Velasco, perdendo per infortunio Pippi e Rosalba, prendendo la medaglia di bronzo che allora fu vissuta come una grande sconfitta, tanto ci si era abituati bene.
Il giorno in cui convocò (era il 1998, l’anno dell’oro mondiale) una conferenza stampa a Salsomaggiore, per esternare e condividere il suo malumore e la sua amarezza per le frizioni con la Federazione. Per capire cosa era la pallavolo italiana allora, ricorderò che in quell’occasione tutti i maggiori giornali mandarono un inviato per sentire cosa doveva dire Bebeto. Oggi nella maggior parte dei casi non si manda un inviato nemmeno per eventi agonistici importanti tipo Mondiali, Europei, finali di coppe o campionati. Per questo sorrido amaramente quando leggo o sento dire che oggi la pallavolo ha guadagnato spazio sui media nazionali.
E poi gli occhi lucidi sul podio di Rio, il brindisi notturno nell’hotel di Tokyo che aveva il sapore dell’addio.
Ricordandolo con commozione, non posso che unirmi in punta di piedi e al coro di chi ha detto di avergli voluto bene e di essere onorato di aver condiviso momenti, frammenti di vita, con una grande persona, onesta e vera, con un grande uomo di sport.

Stretta di mano tra Carlo Magri, presidente Fipav, e Bebeto (FOTO di Carlo Giuliani)
Sul Corriere dello Sport di mercoledì 14 marzo 2018
La pallavolo piange un grande personaggio. Paulo Roberto De Freitas, detto Bebeto, è morto ieri a Belo Horizonte, stroncato da un attacco cardiaco nel centro sportivo dell’Atletico Mineiro, il club calcistico dove lavorava come dirigente, dopo essere stato anche presidente del Botafogo, dal 2003 al 2008. 
Bebeto era nato a Rio de Janeiro il 16 gennaio del 1950. È stato pallavolista (e da giocatore vinse la medaglia d’argento all’Olimpiade di Los Angeles 1984) quindi tecnico di successo. Allenò la nazionale brasiliana, anche ai Mondiali del 1990 quando la Selecao fu eliminata in semifinale dall’Italia di Velasco, poi campione. Ma il suo titolo iridato Bebeto lo conquistò poi allenando la Nazionale azzurra, che con lui a Tokyo centrò il suo terzo e ultimo mondiale. Lo scelse Carlo Magri, che già lo aveva voluto alla Maxicono Parma: vinse due scudetti, contribuendo a caratterizzare l’epoca d’oro del volley italiano, diventato la Nba della pallavolo mondiale. «Italiani e brasiliani, farina dello stesso sacco» amava ripetere Bebeto quando parlava della sua patria e dell’Italia che lo aveva accolto facendolo sentire a casa. Non a caso oltre alla pallavolo amava il calcio «che da noi non è uno sport ma una religione» ripeteva. Paradossalmente il punto più alto della sua carriera, quell’oro mondiale vinto con gli azzurri, arrivò al culmine di un periodo per lui difficile, per contrasti con la federazione che lo portarono in Giappone con la certezza che se ne sarebbe andato alla fine dei Mondiali. Sulla panchina italiana si era seduto nel 1997, dopo l’addio di Julio Velasco. Con l’Italia aveva mantenuto un rapporto speciale e ogni tanto tornava per riabbracciare amici e rivali di quel periodo. Era venuto anche di recente ed era apparso in forma, con quel sorriso intriso a volte di malinconia e la consueta ironia. L’Italia e il Brasile del volley lo piangono insieme, con commozione.
Bebeto presentato dalla Fipav quando fu scelto come ct Foto di Carlo Giuliani

Bebeto parla dei Mondiali di pallavolo
https://www.youtube.com/watch?time_continue=6&v=nyDqRc_-Ht0

Samuele Papi ricorda Bebeto
https://www.youtube.com/watch?time_continue=1&v=RtJPuyvBYrU

Bebeto racconta a Volleyball.it
https://www.youtube.com/watch?v=2N_Aa8vo1L4

 

Leandro De Sanctis

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