Dopo il traguardo, Schwazer si racconta in un libro

Dopo il traguardo, Schwazer si racconta in un libro particolarmente interessante. Per chi conosce bene la storia del suo ritorno alle gare dopo la squalifica e del complotto messo a fuoco dalla sentenza del Tribunale di Bolzano (è entrato da accusato, ne è uscito da vittima e parte lesa, per non aver commesso il fatto) l’aspetto più interessante del libro è il racconto del suo approccio con lo sport, fin da bambino. La sua passione per l’hockey ghiaccio, il talento messo in mostra nel ciclismo, la scelta della marcia e una mentalità decisamente particolare nel suo approccio con l’allenamento, con lo sport, con l’agonismo. Un libro onesto, che non è certo un modo per fissare e diffondere le sue verità, come sostenuto sfacciatamente e vigliaccamente dai suoi detrattori, che poi sono gli stessi che hanno ordito o fiancheggiato il complotto maldestro ma arrogante e vincente.
Vincente perché non c’è gara o partita quando uno o più organismi internazionali si confrontano con un singolo atleta: è anche una impari lotta classista, perché per inseguire un’idea di giustizia che a certi livelli non può esistere che assai raramente, costa tanti di quei soldi che una persona normale non può permettersi nemmeno un reclamo, figuriamoci lunghe battaglia legali con fior di avvocati coinvolti, fino al TAS e oltre.
Alex Schwazer stupisce perfino, per la sobrietà, che non è distacco ma forse ormai disillusa rassegnazione di chi nella vita è stato abituato a lottare sempre senza mai arrendersi, con cui scrive Dopo il traguardo. C’è il bambino Alex, c’è il ragazzo, il campione, l’uomo con i suoi dubbi, le sue fissazioni, le sue manie, l’amore con timidezze e lunghi viaggi per trovare e ritrovarsi anche nel rapporto sentimentale.
Alex non divide aprioristicamente tra buoni e cattivi: ricorda, racconta, non dimentica gli amici che lo hanno accompagnato in questo percorso umano e sportivo, ha parole anche d’affetto perfino per chi poi è diventato suo nemico rinnegando il passato. Schwazer in Dopo il traguardo non scrive col senno di poi, scavando invece nelle tappe che lo hanno portato ad essere ciò che è stato, fin quando non è andato in corto circuito, per poi riprogrammarsi chiedendo aiuto proprio a colui che aveva smascherato la sua caduta nella trappola del doping, Sandro Donati.
La strana coppia: un altoatesino a Roma, in marcia per la sua missione di riscatto totale, inseguito in bicicletta dall’allenatore che ha saputo leggergli dentro e che tra lo scetticismo (è dire poco) costruito lo ha in realtà effettivamente guidato alla rinascita. Prima gara dopo la squalifica, prima vittoria mondiale impressionante. Schwazer era tornato e per una volta uso io il generalmente inutile senno di poi: a Rio 2016 avrebbe vinto almeno una medaglia, probabilmente d’oro. Se non ci fosse stato tutto quello che sappiamo, il complotto che lo ha tolto di scena con modalità al di sopra di tutto, a cominciare dalla legge.
Leggere il racconto di Alex significa entrare in empatia con questo ragazzo che non è mai stato simpatico ai più, per il suo carattere che lo faceva apparire perfino scontroso e fin troppo riservato per la mentalità corrente. Un ragazzo che ha toccato il fondo ma che non si era arreso, giocandosi tutto per dimostrare che senza doping e con l’allenatore giusto si può andare anche più forte. Decisamente troppo per i poteri dell’atletica e del doping.
Dopo il traguardo è il viaggio interiore che Alex ha scelto per raccontarsi a chi non lo conosce, sentiero per sentiero, anno dopo anno. Ma è anche, semplicemente, un bel libro, il romanzo di un giovane talentuoso sportivamente “eliminato” dal sistema, che sfacciatamente non ha ancora concluso la sua “fake” opera di demolizione. ormai patetica e autolesionistica al di fuori del mondo dell’atletica. “Questo libro parla della difficoltà di superare gli ostacoli che di tanto in tanto la vita ci presenta”, ha scritto il campione olimpico di Pechino 2008, 50 km di marcia.

“Sopravvissuto a un’imboscata, una macchinazione subdola e crudele”

Quando ho toccato il fondo, mi sono chiesto come mi fossi cacciato in quella situazione. Quel giorno ha segnato la rinascita dell’uomo che avevo dentro e che da tanto tempo non trovava spazio per uscire. Quel giorno ho capito di essere in un labirinto immenso e apparentemente senza via d’uscita, nel quale brancolavo da anni. Un labirinto nel quale avevo perso tutto. La persona che ero, la mia fidanzata, la credibilità, la dignità. Solo ora ne sono uscito. Sono sopravvissuto a un’imboscata, una macchinazione subdola e crudele che in altri momenti mi avrebbe annientato. Ancora oggi, a distanza di cinque anni, non so come ho fatto a mantenere l’equilibrio. Questa è la storia che voglio raccontare”.

DOPO IL TRAGUARDO – di Alex Schwazer, 230 pagine, 16 euro. Feltrinelli editrice,

Leandro De Sanctis

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