No time to die | Recensione film 007

No time to die | Recensione film 007. La pandemia è riuscita ad essere più efficace della Spectre, fermando a lungo James Bond e il suo No time to die. Una lunga attesa per il venticinquesimo capitolo della più lunga saga cinematografica, decisamente particolare anche perché rappresenta l’ultimo film interpretato nel ruolo di 007 da Daniel Craig. Un attore la cui scelta, fu inizialmente accolta senza entusiasmo e tra non pochi malumori, ma che nel tempo, in questi quindici anni, si è rivelata appropriata. Daniel Craig, qui anche produttore, è entrato nei panni dell’agente segreto più celebre della letteratura e del cinema, con personalità. Film dopo film arricchendo di sfumature e umanità il ruolo. Un ottimo attore insomma, come ha dimostrato anche in Knives out (il cui successo ha determinato altri due film, non ancora usciti) dove è un investigatore agli antipodi di 007. Uomo di dettagli e riflessioni, dove l’azione è soltanto cerebrale e psicologica.
007 spesso si ama o si ignora, ma è anche un appuntamento irrinunciabile per chi cominciò a seguirne le gesta dall’inizio, negli anni 60. Il ricordo della mia prima volta, una sera al cinema America con mamma, papà e sorella per 007 dalla Russia con amore, torna a galla ogni volto che sono tornato al cinema per James Bond.
No time to die non tradisce le attese, viaggiando nel solco della tradizione ma aprendosi a sostanziali novità. E ricorda quanto tutto il cinema d’azione che è venuto dopo gli sia debitore: inseguimenti spettacolari, sparatorie, esplosioni, paesaggi meravigliosi e mozzafiato che regalano emozioni geografiche imperdibili.
La trama non è troppo lineare e va seguita con attenzione, pur condita con gli ingredienti classici. Volendo si può anche leggere un collegamento con la pandemia, con i virus creati in laboratorio che sono un’arma perfino classica nelle mani di chi vuole conquistare il mondo, per i soldi o per vendetta. E c’è il solito scienziato pluri traditore che se ne infischia degli effetti mortali del suo lavoro, egoisticamente proteso soltanto alla sua egoistica vanagloria, coatta ma fino ad un certo punto perché gli è sconosciuta l’etica, a prescindere da chi lo “possiede” e obbliga.
Si diceva degli incantevoli scenari, tra la Giamaica e la Norvegia, la Scozia e le Isole Faroe (terra di Danimarca, arcipelago di diciotto isole tra Islanda e Norvegia. Hanno anche una nazionale di pallamano, poche settimane fa sono balzate al disonore della cronaca per la strage di delfini e balene sulle sue coste). Ma su tutto emergono le scene iniziali realizzate in Lucania, inseguimenti pazzeschi in una località inventata che viene chiamata Civita Lucana, in realtà formata dal centro storico di Matera, da Gravina in Puglia con il Ponte Acquedotto Madonna della Stella, dalla stazione ferroviaria di Sapri, con il Canale di Mezzanotte a Maratea. Insomma, l’avvio è sfavillante, dal lago ghiacciato nei pressi di Nittedal, in Norvegia, ai Sassi di Matera.
Il cast è di qualità e ripropone sia Christoph Waltz (Blofeld) che Lea Seydoux (Madeleine Swann), oltre alla squadra britannica (Ralph Fiennes – M – Naomi Harris – Moneypenny – Ben Whishaw – Q – ) ed esalta la presenza femminile in ruoli d’azione: Lashana Lynch e Ana de Armas, l’attrice cubana impostasi con successo accanto a Daniel Craig in Knives out. Nel ruolo del cattivo numero uno c’è Rami Malek, il Freddie Mercury nel film sui Queen, Bohemian Rhapsody.
No time to die in parte contraddice perfino il suo titolo è se anni fa James Bond ci diceva che la morte può attendere, ora che Daniel Craig va in pensione sappiamo che prima o poi, cattivi o buoni, il tempo di morire arriva per tutti.



007 – No time to die, la scheda

NO TIME TO DIE – Gran Bretagna, Stati Uniti. Durata: 163 minuti.
Regia: Cary Fukunaga
Interpreti: Daniel Craig, Lea Seydoux, Rami Malek, Lashana Lynch, Ralph Fiennes, Christoph Waltz, Ben Whishaw, Naomie Harris, Jeffrey Wright, Ana de Armas.
Musiche: Hans Zimmer.
* visto in versione originale inglese con sottotitoli.

Leandro De Sanctis

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