Indiana Jones e il Quadrante del Destino | Recensione

Indiana Jones e il Quadrante del Destino | Recensione.
Il quinto e inevitabilmente ultimo episodio della saga di Indiana Jones è l’evento cinematografico di questi giorni, capitolo finale ben 42 anni dopo Indiana Jones e I predatori dell’Arca perduta, uscito nel 1981. Indiana Jones e il Quadrante del Destino vorrebbe e potrebbe dunque unire generazioni di spettatori, ma è difficile che chi solo oggi si avvicina al personaggio e alle sue avventure, possa assistere con quello stesso entusiasmo e divertito stupore che ne decretò l’irresistibile successo.
Fa effetto pensare che il protagonista, Harrison Ford, vesta ancora i panni, il cappello e la frusta di Indiana Jones alla veneranda età di 80 anni. Ma è molto più inquietante, ad esempio, che Biden provi a farsi eleggere presidente degli Stati Uniti a 82 (fine mandato eventuale, 86 anni!), imitato da Trump (78 anni alle prossime elezioni, eventuale fine mandato a 82). E i due presidenti americani non potranno avvalersi della tecnologia che li ringiovanisce, come è accaduto a Harrison Ford-Indiana Jones nella prima mezzora del Quadrante del Destino, classicamente ed efficacemente ambientata in un castello nazista nel 1944, agli sgoccioli della seconda Guerra Mondiale.
Stavolta Steven Spielberg e George Lucas sono solo i produttori, non hanno curato la regia e la sceneggiatura, affidata a James Mangold e il suo team. Del regista avevo apprezzato non a caso Le Mans’66, il film adrenalitico sulla sfida tra Ford e Ferrari che aveva vinto due dei quattro Oscar a cui si era candidato, uno dei quali proprio per il montaggio (Michael McCusker, Andrew Buckland, Dirk Westervelt).

Indiana Jones e il Quadrante del Destino, si e no

Quando si giudica un film di una saga storica il giudizio può sempre essere molteplice, ci sono delle ragioni per cui anche Indiana Jones 5 può piace, ma anche dei motivi che possono indurre alla negatività. Non sfuggo al dilemma, Indiana Jones 5 un po’ mi è piaciuto e un po’ no. Anche perché spesso quando si tira troppo la corda e si estende oltre la legge del Tempo la vita dei personaggi, è facile finire fuori strada, incorrere nella ripetitività e nelle esagerazioni.
Indubbiamente la prima parte del film, con il giovane Indiana Jones (pensate, nel doppiaggio italiano ha anche una voce diversa e più giovane da quella che lo doppia quando è un professore pensionato) funziona alla grande, presentando subito il gran “cattivo” Mads Mikkelsen, nazista che con il Quadrante del destino (l’Antykytera inventata da Archimede) e l’amico e collega archeologo Basil Shaw (Toby Jones) per il quale il Quadrante diverrà un’ossessione. Quando si torna al quasi presente, in realtà 1969, c’è appena stato lo sbarco sulla Luna e il professor Jones va in pensione, la scena torna a Indiana Jones, raggiunto e stimolato dalla figlia del vecchio collega defunto, Helena Shaw (Phoebe Waller-Bridge).
Come negli altri episodi, si va da un posto all’altro del mondo, inseguimenti, l’oggetto del desiderio che passa di mano, Indiana Jones che arriva per primo ma poi immancabilmente appaiono gli altri, i cattivi, con svolte che a sorpresa non sono, ma che ripetono cliché ormai visti e rivisti. Come quando i personaggi lottano sopra i vagoni di un treno in corsa: immancabile arriverà la galleria…
C’è un’overdose di inseguimenti per le strette vie, al punto che ci si chiede se Indiana Jones 5 sia una sorta di Fast&Furious ante litteram, con mezzi diversi e meno roboanti. Insomma molto è già visto e nemmeno sorprende. Eppure, eppure resiste il fascino di un Indiana Jones invecchiato, ormai quasi impotente quando si tratterebbe di correre all’inseguimento. E nelle sue modalità espressive, Harrison Ford trasmette questa sensazione di vecchiaia. Anche se le note di produzione raccontano che nella lunga (e diciamolo, assolutamente incredibile sui binari della metro) scena a cavallo, l’attore non ha avuto bisogno di controfigure. Non manca l’idea di riscrivere la storia (Quentin Tarantino docet): il nazista Jürgen Voller (Mads Mikkelsen) vuole tornare nel 1939, prima dell’ascesa di Hitler, per correggerne gli errori e vincere la Guerra Mondiale.

Indiana Jones e l’ultima avventura

Riflettendo a mente fredda, Indiana Jones e il Quadrante del Destino suggerisce anche altro, magari non volendo e non senza ipocrite contraddizioni. Uno strato sottile di malinconia crepuscolare potrà avvolgere gli occhi degli spettatori meno giovani. Mi è piaciuto il modo in cui si spengono i riflettori della saga su un Indiana Jones tornato essenzialmente professore pensionato. Dopo tante mirabolanti imprese, ai confini della realtà possibile e ben oltre, alle prese con l’ultima avventura della sua vita, stavolta familiare. Trovo positivo che anche questa storia del professor Jones esalti la conoscenza, gli studi, l’intelligenza e le qualità deduttive, in un mondo che invece ha messo da parte la cultura sostituendola con la ricerca del profitto (è il personaggio di Helena Shaw? Ma sì, diamole anche un valore simbolico). Contano solo i soldi, le vite si snodano inseguendo ricchezza, anche superflua ed esagerata. E le avventure pericolose toccano a chi i soldi non li ha…

Indiana Jones e il Quadrante del Destino

INDIANA JONES E IL QUADRANTE DEL DESTINO – Stati Uniti, 2023. Durata 154 minuti (inclusivi del lunghissimi titoli di coda, senza sorprese).
* visto in versione originale con sottotitoli.
Regia: James Mangold
Interpreti: Harrison Ford, Frank Marshall, Phoebe Waller-Bridge, Antonio Banderas, John Rhys-Davies, Shaunette Renee Wilson, Thomas Kretschmann, Toby Jones, Boyd Holbrook, Olivier Richters, Ethann Isidore, Mads Mikkelsen

Leandro De Sanctis

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