CINEMA L’abbiamo fatta grossa

La locandina di L’abbiamo fatta grossa, fim di Carlo Verdone

L’ABBIAMO FATTA GROSSA Regia: Carlo Verdone. Interpreti: Carlo Verdone, Antonio Albanese, Massimo Popolizio, Anna Kasyan, Francesca Fiume.

Sia detto con il massimo rispetto, ma l’immagine che sintetizza il giudizio sul film è nel film stesso, quando il personaggio interpretato con personalità da Antonio Albanese, con le sue ciabatte infradito pesta una cacca appena mollata da un cagnolino di una proprietaria incivile. Ecco, L’abbiamo fatta grossa è una grande… delusione. Sarebbe fin troppo facile aggiungere una parola irriverente per sintetizzare la fiacchezza di un film che ogni tanto strappa sorrisi ma raramente risate aperte e che non trova mai appigli di credibilità e verosimiglianza nel dipanarsi di una strampalata vicenda. Il giallo, il poliziesco, non sono chiaramente nelle corde di Verdone che forse anche per insicurezza non esita a riproporre frammenti di personaggi che hanno fatto la sua fortuna in epoche ormai lontane. Per un fan di Verdone, come sono sempre stato, è doloroso dover vedere un film così poco riuscito, così poco credibile. Non bastano Albanese e Popolizio a dare tono ad una storia costellata di assurdità che finiscono per essere irritanti.
Verdone ha rivendicato il merito di aver mostrato una Roma diversa ed è vero, si è girato anche in posti poco frequentati dalle macchine da presa del cinema, ma non poteva certo bastare questo per far sì che il film riuscisse a convincere. Anche nella ricerca della risata ci vuole un copione misurato, una recitazione equlibrata, situazioni non prevedibili e telefonate, come nel calcio si direbbe di un tiro fiacco da fuori area che si sa già dove finirà, tra le braccia del portiere. A giudicare dalle interviste che sta rilasciando, temo che Verdone non si sia reso conto di non essere riuscito a centrare l’obiettivo di una commedia solida, nella tradizione del miglior cinema italiano, che sapeva far divertire ma con intelligenza.
Non credo che al regista romano serva fare un film all’anno, forse se si fatica a dire qualcosa, a sfornare un prodotto all’altezza del suo nome, sarebbe meglio diradare.
A sproposito si è perfino accostato il film a qualche opera di Woody Allen. Ricordo che a suo tempo, commentando Perdiamoci di vista, auspicai per Verdone un futuro anche solo da regista: la prima mezzora di quel suo film era incisiva, aveva ritmo, credibilità. Vero che il cinema è finzione, ma per funzionare una storia deve poggiare su basi solide, ancorarsi a delle certezze prima di concedersi qualche divagazione magari anche surreale. Non può essere un susseguirsi di eventi improbabili e incredibili.
Forse Carlo era a corto di idee (ne sono un segnale la riproposizione di squarci di Manuel Fantoni, dell’incursione nell’appartamento altrui?) ed ha pensato di risolvere tutto con una sortita in territori nuovi. Terreno infido che richiede padronanza del genere, per non rischiare di pestare una cacchina… O di vedersi tornare indietro quella pernacchia irridente, presa in prestito dal grande Totò, che si applaude nel film.

** Un manifesto con la copertina di un libro appare più volte inquadrato con insistenza. Mi auguro sia un libro fasullo, non è possibile una così sfacciata pubblicità occulta… Giusto?

Leandro De Sanctis

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