Champions League, autogol CEV: vuole affossare le finali

Champions League, autogol CEV; vuole affossare le finali.
Leggo sul blog di Gian Luca Pasini e della Gazzetta dello Sport (Dal 15 al 25), che la Confederazione Europea del volley vuole strozzare forse l’unica decisione avveduta della sua storia recente: trasformare la finale della Champions League in evento e accorpare le due finali, la maschile e la femminile. Perfino l’anno scorso a Verona in piena pandemia e praticamente senza pubblico (oltre che al buio per un’altra delle scriteriate trovate dei dirigenti del volley che non amano il volley) la doppia finale della maggiore coppa europea ebbe un riscontro accettabile. Ora la Cev che fa? Vuole introdurre la finale su andata e ritorno, suppongo mantenendo l’assurda e antisportiva regola del golden set in caso di quasi parità (quasi perché un 3-0 e un 3-1 per la Cev sono la stessa cosa).
I problemi sono di natura economica e sono nati con la guerra, con l’invasione russa dell’Ucraina (anche se non gradite al dittatore e ai suoi lacché dello sport, guerra e invasione sono le due parole più adatte per far riferimento a ciò che sta accadendo). La CEV, ma anche la FIVB per il Mondiale non vogliono accettare la mutata situazione e continuano a pretendere le stesse cifre che chiedevano prima della guerra. Chiedere un milione di euro per organizzare in un Palasport da almeno 10.000 posti le Superfinals significa essere fuori dal mondo, una volta di più. S
Ma perché i club per una volta non fanno muro e si ribellano?
tesso discorso per la FIVB che dovrà distribuire il kolossal iridato (non perché è bello ma perché è esageratamente allargato a scapito della qualità) in tre o quattro Paesi, che però non possono e non vogliono sottostare alle cifre che la FIVB aveva imposto. A dirla tutta dovrebbe essere la FIVB a farsi carico di salvare il Mondiale, partecipando ai costi delle organizzazioni di emergenza invece che ostinarsi a voler guadagnare le solite cifre. Ma la FIVB non si muove dal suo trono e nemmeno una guerra la induce a capire che ci sono momenti in cui bisogna sapersi accontentare. Momenti in cui la regola cambia forzatamente. Come se il ritardo con cui la FIVB ha deciso di togliere il Mondiale alla Russia non avesse già alimentato inevitabili sospetti sui legami tra FIVB e Russia. E’ quel senso di onnipotenza che diventa patrimonio genetico di chi è abituato a fare tutto ciò che vuole, con la complicità, consapevole o passiva, di un mondo considerato suddito e non reale motore di questo sport, svilito dall’incapacità dei suoi dirigenti mondiali ed europei.

Leandro De Sanctis

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