L’Educazione fisica nella Scuola dell’ignoranza

L’Educazione Fisica nella Scuola dell’ignoranza. Il Convegno Se la scuola si mette a correre, svoltosi venerdì e sabato a Roma, promosso dalla Fidal con l‘Uisp e La corsa di Miguel, ha affrontato una tematica atavica, un nervo da sempre scoperto. Anno dopo anno, governo dopo governo, soltanto parole. Spesso tutti si dicono concordi sul fatto che l’Educazione Fisica, perché così va chiamata (cambiare denominazione alle cose è stato l’unico esercizio che la politica ha compiuto nei decenni) deve avere un ruolo crescente all’interno delle scuole. Non solo ai fini sportivi ma come stile di vita sano che possa prevenire obesità e malattie in un’Italia che è agli ultimi posti in Europa sotto questo aspetto.

Il Coni non ha alcun potere sulla Scuola

Tanto per chiarire e sgombrare il campo da equivoci, il Coni non ha alcun potere decisionale rispetto alla Scuola. Lo ricordò il presidente Malagò fin dal giorno del suo insediamento, a chi gli chiedeva conto dei propositi manifestati prima delle elezioni del Comitato Olimpico Nazionale. Quel giorno c’ero e lo ricordo bene. Anche perché Malagò lo ha dovuto spesso ripetere.
Ma al di là dei nomi e delle persone, negli anni il matrimonio tra la Scuola e l’Educazione Fisica, tra la Scuola e lo Sport non solo non è decollato come ci si augurava, ma è pian piano naufragato in maniera imbarazzante. Ascoltare cosa prevede il programma scolastico della Finlandia ad esempio (ogni 45 minuti di lezione si fa una pausa attiva di 15 minuti: giochi, ricreazione, se possibile all’aria aperta), dovrebbe essere un’umiliazione per chi nella scuola italiana ha potere decisionale. La Slovenia è riuscita ad insegnare a nuotare alla quasi totalità della popolazione.
Dai vari ministeri a quei presidi che continuano a navigare nell’ignoranza definendo educazione fisica e attività sportiva materie di serie B, rispetto alle “vere” e importanti materie dei programmi scolastici, che peraltro raramente vengono portati a termine ogni anno. Si sa tutto della Prima Guerra Mondiale ma spesso non si arriva alla Storia dei giorni nostri. Lo Sport bisognerebbe insegnarlo anche come materia teorica, sono d’accordo con l’amico e collega Valerio Piccioni, anche perché nell’augurabile interdisciplinarietà, molte storie di sport sono preziosi tasselli di Storia.

Insegnanti, manca il ricambio culturale

Quando sento parlare di insensibilità allo sport e all’Educazione Fisica di una parte sempre troppo cospicua del corpo docente e dirigente, cresce una rabbia che dura da sempre. Soltanto un preside, una preside, un professore, una professoressa estremamente ignoranti possono affermarlo. Possono considerare gli insegnanti di Educazione Fisica colleghi minori, quando invece la conoscenza e la padronanza del proprio corpo sono fondamentali, non certo meno dell’apprendimento delle altre materie. Si ha la faccia tosta di rimpiangere la mancanza del Latino ma non ci si vergogna dell’inesistente attenzione per l’Educazione Fisica. E’ l’handicap di chi è monotematico e poco incline all’apprendimento trasversale. Finché non sarà assicurato il necessario ricambio generazionale in cattedra, difficilmente le cose cambieranno. E la vera riforma consisterebbe nell’adeguamento dei programmi scolastici.
Senza contare la cronica mancanza di impianti che concorre all’abbandono dell’attività anche di chi in età scolare è riuscito a praticare attività sportiva. E tra le ragioni dell’abbandono c’è anche la problematica degli impegni scolastici (oltre a infortuni, scarse motivazioni, relazioni negative all’interno dei gruppi, delusioni, problemi di natura economica).

Ministri a parole consapevoli

Non nutro particolare fiducia nei politici, un giudizio purtroppo quotidianamente rafforzato dalla cronaca e dalla tipologia di certi personaggi che oggi frequentano il Parlamento. Ma anche dalla diffusa ignoranza di chi ha scelto di eleggere anche chi non avrebbe titoli di merito per stare dove si decidono i destini del Paese, non a caso finito come è finito.
Dopo aver ascoltato le parole (beh, sempre e soltanto parole per ora sono) del Ministro per le politiche giovanili e lo sport nel Governo Conte II, Vincenzo Spadafora e del viceministro dell’istruzione Anna Ascani (foto sotto) che hanno parlato nella prima giornata del Convegno insieme con il presidente della Fidal, Alfio Giomi, ci sarebbe quasi da sperare che qualcosa possa cambiare. Se non fosse che siamo in Italia e se non fosse che in Italia i governi non durano quasi mai per tutto il mandato, ma si susseguono in maniera frenetica, costringendo ogni volta a ricominciare da capo. E ogni volta chi sbarca in un ministero invece di continuare a lavorare su quanto si era deciso, pensa più a disfare, giudicando i lavori secondo l’appartenenza politica e non per la bontà o meno dei progetti.
Se anche Spadafora e la Ascani non riusciranno a fare nulla, vuol dire davvero che non ci sarà mai speranza. Perché almeno a parole entrambi hanno dimostrato di conoscere la materia e di sapere cosa sarebbe necessario fare. Però bisogna agire subito e come hanno detto anche Gabriella Dorio, oro olimpico a Los Angeles ’84 nell’atletica, e Michele Maffei, indimenticato campione della scherma che da dirigente si è occupato in prima persona anche dei Giochi della Gioventù.
“Mettiamo subito in agenda i lavori, proseguiamo e lavoriamo coinvolgendo tutti coloro che hanno parlato e dato il loro contributo in questo convegno
Tanto per rafforzare il concetto, potete leggere un’intervista che nel 1994 realizzai per il Corriere dello Sport-Stadio con l’allora Ministro della Pubblica Istruzione, D’Onofrio. Il titolo era un virgolettato: Scuola e Sport, cambio tutto. Inutile dire che siamo ancora a discuterne dopo 26 anni…

https://www.vistodalbasso.it/2017/07/05/album-4-attivita-fisica-scuola-dalla/

https://www.facebook.com/unione.italiana.sportpertutti/videos/484896962228702/UzpfSTEzNzA1NzMwMTI6MTAyMTU4Njg3MTM1MzUzMzI/

Leandro De Sanctis

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