CALCIO La solita Juve di Champions e l’Europa in salita tra pianti e rimpianti

Un’altra serata amara per la Juventus in Champions League, Un altro pianto, stavolta greco. Una Juve da far rabbia quella del primo tempo, della prima ora di gioco. Sbagliona, inconcludente, irritante nella sua mancanza di ferice determinazione, di pressing alto con gli attaccanti. Sofferente la marcatura a uomo che l’Olympiacos ha adottato su Pirlo e perfino su Bonucci, le fonti primarie del gioco. Un’ora buttata, perchè Pirlo non è ancora Pirlo e Vidal non è ancora Vidal, che Liechsteiner incappa in una serata pasticciona e la squadra nelle solite troppe ammonizioni, non c’è da stupirsi del vantaggio greco. Un gol in tre occasioni (come troppe volte accaduto anche in passato, azione nata da una palla persa per leggerezza, o presunzione) contro il salvataggio sulla linea dell’Olympiacos, la punizione alta di Pirlo, il gol in fuorigioco annullato. Ti aspetti che Allegri cambi, ma il tecnico addormentato in panchina non fa le mosse giuste. Tarda a sostituire Pirlo con Marchisio, poi aggiunge Pereyra per Pogba lasciando Giovinco a marcire in panchina, fino all’87°.
Ora, tutti hanno visto cosa ha fatto Giovinco in Nazionale, la sua vitalità, la capacità di saltare l’uomo, cosa che infatti apprendiamo gli è stata chiesta inn quei tre minuti. E’ un insulto a lui ed alla squadra: almeno un quarto d’ora bisogna concederglielo per poter incidere. Ma Allegri sta sbagliando come sbagliava al Milan. Quando non vede un giocatore, non cambia idea. Dopo la mortificazione di Sassuolo (è entrato prima Cooman), ecco Atene. 
Dall’ora orribilmente mediocre è uscita alla distanza un’altra Juve, non perfetta ma almeno arrembante. E le cinque, sei azioni che avrebbero potuto portare almeno al pareggio testimoniano che dalla trasferta al Pireo la Juventus avrebbe potuto e dovuto tornare con qualche punto, alla sua portata. O meglio, alla portata di una squadra sufficientemente concentrata e cattiva. Troppo colpi di tacco, la presunzione di arrivare fino in porta col pallone, troppi falli evitabili e una collezione di cartellini gialli che peserà non poco nell’immediato futuro. Perchè non date retta a chi dice che la qualificazione è comunque agevole. Al contrario, per una Juve che continua a giocare così in Europa, la strada è in salita. In Champions la Juve non domina nessuno. Vedere i 5 gol dell’Atletico Madrid, la tripletta a Liverpool del Real, 4 del Borussia Dortmund in trasferta col Galatasaray, ricorda quanto diverse siano queste squadre rispetto ad una Juve che ha qualità ma che in Europa sbaglia sempre atteggiamento, almeno per un tempo. Rispetto alla trasferta con l’Atletico, dove non aveva fatto un tito in porta, al Pireo almeno ha chiuso creando tante occasioni (bravo Morata) colpevolmente fallite. Ma non è detto che basti.
In chiusura, ascoltando commenti in tv, mi sembra che si continui a commettere sempre lo stesso errore: si sopravvaluta la Juve europea, si sottovalutano le avversarie. Al sorteggio, come accadde lo scorso anno con il Galatasaray, tutti a dire che era facile per Juve e Atletico passare. Ho sempre pensato invece, che i greci avessero la possiilità, il potenziale agonistico e il cuore, di far piangere una delle due grandi eliminandola. Intanto al Pireo hanno battuto sia Atletico che Juventus. E non è scritto che i bianconeri in casa sappiano fare lo stesso, ricordando la sofferenza patita per piegare il Malmoe. Se poi Allegri non si sveglia dal torpore (qualcuno dovrebbe metterlgi l’orologio avanti di 15 minuti, così effettua le sostituzioni al momento giusto…) saranno guai anche quest’anno.

Leandro De Sanctis

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