CALCIO A Madrid il Napoli perde due volte, Real polemica Sarri-DeLaurentiis

A Madrid il Napoli ha perso due volte. Prima in campo, per 3-1, dopo essersi illusa per il gol-gioiello dello scugnizzo Insigne in apertura. Dei tre gol subiti fa rabbia in modo particolare il primo, con Benzema goleader in mezzo alla difesa schierata dei partenopei, dopo che il cross aveva superato il primo destinatario, Ronaldo.
Peggio dell’1-3 sul campo, però, c’è stata la polemica accesa dal presidente De Laurentiis. Pacato nella forma, duro nella sostanza, sicuramente intempestivo.
Sbagliato buttare la croce sulla squadra pescando nel colore della “cazzimma” *, a cui il tecnico Sarri, pur ancora sotto l’effetto della partita vera vissuta in panchina, ha risposto con la tecnica, naturalmente Una disamina lucida e condivisibile sulla sfida del Bernabeu, sulle cose buone fatte dalla squadra, sulle decine di palle perse nella propria metà campo (un fattore che non si può concedere alla squadra campione d’Europa e del Mondo), sugli errori tecnici che hanno zavorrato una squadra comunque inferiore, sia a livello individuale che complessivo. Eppure il Napoli ha avuto le sue occasioni: un gol, una rete annullata per fuorigioco, una o forse due occasioni da rete divorate. 
De Laurentiis ha sicuramente ragione quando si chiede ad alta voce perchè i giocatori che ha acquistato languiscono per lo più in panchina (Pavoletti come prima Gabbiadini e più o meno sempre Giaccherini o Tonelli). Ma dirlo dopo la notte di Champions non ha senso, è sbagliato e può far danni, creando ulteriori tensioni di cui il Napoli non ha certo bisogno. Dire che si può perdere in campionato significa gridare a tutto il mondo che non crede nè nello scudetto, nè nella qualificazione alla prossima Champions League. Perchè sarà anche vero che in campionato si può recuperare e in Champions, a certi livelli, no. Ma dire adesso che il campionato perdere conta meno è sbagliato, oltre che inutile. Senza contare, e qui Sarri ha ragione, che di certe cose sarebbe stato meglio se ne avesse parlato a tu per tu con il suo allenatore.
Rimontare al San Paolo sarà difficilissimo, sarebbe stato importantissimo segnare un altro gol, ora dover puntare al 2-0 contro una squadra che raramente non segna in trasferta, oltre a obbligare a segnare tanti gol, come ha detto Sarri, significa che arrivare ai supplementari sarebbe già una cosa straordinaria. 
Purtroppo al Bernabeu sono stati confermati i limiti difensivi di questa squadra. E’ vero che nemmeno la difesa madridista è impeccabile, per cui, al di là di tutto, il Napoli ha il dovere di crederci fino in fondo.

 Dalla Treccani
* cazzimma s. f. (pop.) 1. Atteggiamento o
comportamento improntato a furbizia opportunistica e cinica, teso a
ottenere il proprio esclusivo tornaconto senza preoccuparsi del fatto di
poter in tal modo nuocere ad altri. 2. Cattiveria, perfidia, malvagità anche gratuita, immotivata. 3. Atteggiamento
o comportamento deciso, risoluto o anche aggressivo, interpretato
favorevolmente come espressione di forza e personalità. ◆ Già, “’a
cazzimma”. Chi non è napoletano e non ha mai avuto modo di sentire
questo termine, si chiederà giustamente di che si tratti. Ebbe’,
“cazzimma” è un neologismo dialettale molto in voga negli ultimi tempi.
Designa la furbizia accentuata, la pratica costante di attingere acqua
per il proprio mulino, in qualunque momento e situazione, magari anche
sfruttando i propri amici più intimi, i propri parenti […]. È
l’attitudine a cercare e trovare, d’istinto, sempre e comunque, il
proprio tornaconto, dai grandi affari o business fino alle schermaglie
meschine per chi deve pagare il pranzo o il caffè. (Pino Daniele, Storie e poesie di un mascalzone latino, Napoli, Pironti, 1994, pp. 52-53) • Qualche
alba fa, lui [Francesco De Angelis, skipper di “Luna rossa”] che non
abita più, ormai da anni, a San Pasquale, tutta la sua napoletanità è
saltata fuori in diretta tv nel saluto agli amici del circolo di Santa
Lucia: “Qui per vincere ci vuole cazzimma, i napoletani sanno cosa vuol
dire…”. La tirerà fuori contro il pinocchio Cayard, cui forse ne ha
trasmessa tanta quando erano insieme a bordo del Moro di Venezia. (Paolo
Russo, Repubblica, 15 gennaio 2000, Napoli, p. 14) • Chi pensa
di avere avuto un déjà vu è Gino Rivieccio. «Se cominciamo così è come
se non avessimo finito mai. Stesso spreco di palle gol, stessa capacità
di reazione ma solo nel finale, stessi errori difensivi. Mi sembra che
le cose non siano cambiate affatto». Mercato tardivo? «Decisamente sì.
Koulibaly deve cacciare la “cazzimma”, Michu preferisco non giudicarlo
[…]». (Gianluca Agata, Mattino.it, 21 agosto 2014, Sport).
Dalla voce dialettale napoletana cazzimma (originariamente forse ‘secrezione fisiologica’), a sua volta composta dal s. m. cazzo con l’aggiunta del suffisso -imma (it. –ime, dal lat. –īmen, impiegati nella formazione di sostantivi con valore collettivo).
Già attestato nella Repubblica
del 15 maggio 1990, p. 22, Cronaca (Marina Cavalleri), il vocabolo fa
anche da titolo a un romanzo del casertano Stefano Crupi (2014). In uno
show teatrale in dialetto, l’attore Alessandro Siani risponde da
napoletano a un milanese che gli chieda di spiegargli in che cosa
consiste la «cazzimma»: «Nun t’o bboglio ricere, chest’è ’a cazzimma!”,
cioè “non te lo voglio dire, questa è la cazzimma!».

Leandro De Sanctis

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