Schwazer, il Tas non cambia e dice ancora no

Schwazer, il Tas non cambia e dice ancora no. Il Tas (Tribunale Arbitrato Sportivo) di Losanna ha respinto la richiesta di Alex Schwazer per una sospensiva della sentenza di squalifica (otto anni, dal 2016) pronunciata da Wada e Iaaf (ora World Athletics) alla luce della sentenza del Tribunale di Bolzano che ha sancito l’innocenza del marciatore azzurro. Il quale non commise il reato di doping e anzi fu la vittima di una azione criminale che ha avuto molteplici protagonisti.
Ricordando come questi organismi agirono nel 2016 e lo stesso comportamento del Tas in quell’occasione, con relativa condanna pronunciata senza nemmeno una rilettura e valutazione delle carte prodotte dalla difesa, non c’è da stupirsi di questo reiterato no.
Era davvero improbabile che il Tas rinnegasse in qualche modo se stesso, mettendosi di traverso con quegli stessi organismi dei quali aveva avallato tutto nel 2016.
La richiesta dei legali di Schwazer era stata inoltrata lo scorso 21 aprile e non è l’ultimo passaggio di questa via Crucis che di sportivo non ha più nulla, da tempo.
Ora si attende il responso della Corte Federale Svizzera, che a dire il vero avrebbe già dovuto pronunciarsi e invece, con puntualità assai poco svizzera, ancora non ha affrontato il caso, dimostrando nessun rispetto e considerazione per l’atleta azzurro. O, nel caso invece stia valutando la strada da prendere, potrebbe essere alla prese con qualche problema di scelta, se si è reso conto della realtà, ovvero della manovra messa in atto per incastrare e togliere di mezzo il marciatore campione olimpico a Pechino 2008.
Nel caso che anche la Corte Federale Svizzera sbattesse la porta in faccia alla giustizia e a Schwazer, l’atleta italiano dovrà ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo, nella consapevolezza che una eventuale sentenza favorevole, non arriverebbe in tempo per consentirgli di partecipare all’Olimpiade di Tokyo, che se si svolgerà, è in programma dal 23 luglio.
Sulla partecipazione di Alex ai Giochi non sono mai stato ottimista, alla luce della “catena” di ingiustizie con cui i suoi persecutori hanno fatto squadra, con la connivenza di personaggi che da decenni si reputano padroni dell’atletica al di sopra della legalità. E dei loro fiancheggiatori di comodo, sempre pronti a battersi per le idee del potere e non per l’affermazione della verità.


Leandro De Sanctis

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