Quel posto nel tempo, Leo Gullotta e l’Alzheimer

Quel posto nel tempo, Leo Gullotta e l’Alzheimer.
Nella giornata Mondiale dell’Alzheimer ecco il contributo di un film italiano, Quel posto nel tempo, per parlare e riflettere su una malattia che spaventa perché va all’attacco dell’identità, cancellando ricordi e persone, luoghi ed emozioni, l’essenza stessa della vita. Un male sempre più presente nella vita e negli incubi delle persone, che anche il cinema ha cominciato a trattare. Dal Father interpretato da Anthony Hopkins, al Memory con Liam Neeson, un action thriller già in sala e a sua volta remake del film belga The Alzheimer Case.
Ora tocca a Leo Gullotta, attore sensibile, calarsi nel ruolo di un direttore d’orchestra che scivola nel terrore della malattia che cancella tutto: nomi, luoghi, persone, ricordi, amori. Un quadro vivo che pian piano perde i suoi colori e ogni significato.
Oggi 21 settembre, è la Giornata Mondiale dell’Alzheimer, data scelta per l’uscita al cinema del film
“Quel posto nel tempo”, diretto da Giuseppe Alessio Nuzzo con protagonista Leo
Gullotta
 affiancato da Giovanna Rei, Beatrice Arnera, Erasmo Gensini, Tina Femiano, con la partecipazione di Gigi Savoia e con l’attore americano Tomas Arana. Il film, scritto dallo stesso Nuzzo con Eitan Pitigliani, è prodotto da Eduardo e Giuseppe Angeloni per An.tra.cine., in associazione con Ferone Pietro & C., con il supporto della Regione Campania e Film Commission Regione Campania, e distribuito da Nexo Digital. La pellicola è stata presentata in anteprima venerdì 2 settembre a Venezia in occasione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica.

Le parole di Leo Gullotta

“Il mio personaggio vive con la paura che la malattia possa cancellare il suo passato, fatto di fama e successi. Affiorano i ricordi della moglie e della figlia, che lo portano dal presente al passato. Ricordi come schiaffi. È la malattia che lentamente fa il suo percorso”
Leo Gullotta ha costruito il suo personaggio studiando la malattia e i suoi effetti, parlandone con i medici e attingendo a un doloroso ricordo personale: “Ho dato l’anima per fare vivere sullo schermo un’anima dolorosa. Mi ha aiutato anche il ricordo di un cognato con cui sono cresciuto. A un certo punto non mi ha riconosciuto più. È stato un momento terribile. Perdi qualcosa che hai amato, che è stato dentro di te. Nel film ho portato con me questa sensazione. A film finito, mi è rimasto dentro un grande dolore. Bisogna stare vicino a chi si ammala e alla sofferenza dei parenti, senza averne paura”

Quel posto nel tempo girato a Napoli, Sorrento e Caserta


 Girato tra Napoli, Sorrento e Caserta, toccando come location Piazza Plebiscito, la Reggia di Caserta e la Reggia di Portici, grazie anche al supporto dell’Ufficio Cinema del Comune di Napoli, “Quel posto nel tempo” racconta una malattia attraverso la poesia del tempo che passa, dei ricordi che si cancellano e quelli che riemergono, incoerenti e irrazionali. L’Alzheimer. La malattia come metafora di un viaggio, nel tempo e nell’immaginazione del protagonista. Una visione della patologia assolutamente inusuale, poiché pensata sia sulla base cinematografica che scientifica, grazie al supporto del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova. Un film che diventa un’esperienza, è la malattia a rivelarsi nel corso della narrazione. La storia deriva dallo sviluppo-studio del cortometraggio “Lettere a mia figlia”, vincitore della menzione speciale ai Nastri d’Argento, primo premio al Giffoni Film Festival e di oltre 140 riconoscimenti in tutto il mondo. Il film vede anche il contributo musicale degli allievi del Conservatorio di Rovigo insieme ad Adriano Aponte, coordinati dai David di Donatello Marco Biscarini e Luca Leprotti, impegnati nella ricerca della malattia sull’aspetto sonoro e musicale.

Leandro De Sanctis

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