Educazione fisica, oltre sessant’anni fa la Legge Moro. E oggi?

Educazione fisica, oltre sessant’anni fa la Legge Moro. E oggi? La figura di Aldo Moro in questi giorni torna al cinema con il film di Marco Bellocchio, che rievoca i terribili giorni dell’agguato di via Mario Fani. Ne parla anche il professor Attilio Lombardozzi nel suo articolo dedicato all’Educazione fisica e a una legge dimenticata che si associa allo statista ucciso dalle Brigate Rosse dopo essere stato sequestrato e dopo che furono uccisi gli uomini della sua scorta.

di Attilio Lombardozzi

Sono trascorsi più di sessanta anni da quando, con la legge n° 88 del 1958 (legge Moro) all’Educazione fisica in Italia, si aprì uno spazio ricco di prospettive capaci di promuovere entusiasmo tra gli insegnanti.

“Provvedimenti per l’Educazione fisica” era l’obiettivo della legge che doveva regolare la disciplina nella scuola secondaria sulla base di tre titoli in cui si prevedeva, tra l’altro, il “Servizio centrale per l’Educazione fisica e sportiva”, trasformato in seguito in Ispettorato e la valorizzazione della figura del Coordinatore di Educazione fisica presso i provveditorati provinciali. I motivi della particolare attenzione del legislatore verso l’Educazione fisica furono conseguenza dello spirito innovatore dei metodi educativi. L’attenzione allo sviluppo armonico della persona faceva risaltare l’esigenza di una attività motoria orientata ai valori della corporeità non meno significativi della attività intellettuale. 

L’istituzione dell’Isef e il rimpianto per la Legge Moro

Si istituì l’ISEF con l’intento di promuovere studi relativi alle discipline che costituiscono il supporto scientifico e metodologico della Educazione fisica. Una disposizione tanto significativa, valida ancor oggi anche se tranquillamente disattesa, è prevista per gli ambienti di svolgimento delle lezioni. La legge infatti dispone che tutti gli edifici scolastici devono comprendere un’area per le esercitazioni all’aperto, e devono essere dotati di una palestra se non superano venti classi, o di due palestre se le classi sono più di venti! Il quadro così rappresentato provoca quasi nostalgia per i tempi passati, giacché oggi della legge Moro è rimasto… il rimpianto!
La legge non è stata mai abrogata, ma parte dopo parte è stata completamente smantellata con conseguenze inimmaginabili per la disciplina. Il provvedimento più grave, è stato detto ripetutamente, è la scomparsa dell’Ispettorato che di fatto ha abbandonato a sé l’Educazione fisica e gli insegnanti soprattutto da un punto di vista culturale. Il fenomeno è ancor più grave se si pensa all’abolizione degli ISEF operata da chi questi istituti doveva evolverli in corsi di laurea.
Attualmente presso il MIUR è la “Direzione Generale per lo studente” con l’UFFICIO V° che è dedicato alle… Politiche sportive scolastiche. L’argomento appare alquanto fuori luogo giacché  prevede rapporti con il CONI e con le Federazioni sportive che potevano essere presi in considerazione nel passato, quando lo sport nella scuola era riservato agli studenti “dotati di particolari capacità”. Concetto del tutto superato nell’Educazione fisica moderna, che respinge ogni tentativo di selezione per rivolgersi con più attenzione proprio ai meno dotati.

Studenti in difficoltà, ieri esonero, oggi inclusione

L’Educazione fisica del passato prevedeva l’esonero dalle lezioni per gli studenti in difficoltà, mentre oggi si opera per favorirne l’inclusione. Lo sport nella scuola può offrire un potente contributo alla formazione degli studenti, ma solo se sono gli insegnanti a proporlo con formule capaci di adattarlo alla realtà delle classi. “Spostare l’attenzione dalla corsa all’uomo che corre” è il monito lanciato da G.M. Missaglia, che appare particolarmente appropriato se dedicato allo sport scolastico, e provoca due considerazioni.
La prima: se si comprende appieno il monito, la conseguenza naturale è l’abolizione dei campionati studenteschi organizzati dagli organi del MIUR e la loro sostituzione con manifestazioni sportive adattate, organizzate dalle singole scuole in piena autonomia.
La seconda: la prima ipotesi non esclude l’organizzazione di campionati studenteschi organizzati direttamente dalle Federazioni sportive interessate. In questo caso si eliminerebbe anche l’eterno quesito che riguarda la partecipazione dei “tesserati” alle gare.

Il conflitto di competenze tra Coni e Sport e Salute

In conclusione vi è l’auspicio che l’Ufficio V° sia riconsiderato soprattutto nella prospettiva della valorizzazione dell’Educazione fisica, disciplina che, è il caso di ribadirlo, gode di piena autonomia culturale, e che nei confronti del CONI o di SPORT e SALUTE, (il “conflitto di competenze” tra i due enti a quanto pare è difficile da risolvere) ha poco o nulla da condividere.

Leandro De Sanctis

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