Vialli addio, si è spenta una stella del calcio

Vialli addio, si è spenta una stella del calcio.
Pare non esserci fine ai lutti che stanno facendo piangere anche il mondo del calcio. Stamane a soli 58 anni se n’è andato Gianluca Vialli, che da quasi cinque anni combatteva la sua lotta contro il tumore al pancreas che lo aveva aggredito. Un campione autentico, attaccante dotato di classe e carisma che insieme con il “gemello” calcistico Roberto Mancini fece vivere alla Sampdoria gli anni più belli, coincisi con le otto stagioni del centravanti cremonese. Uno scudetto, tre Coppe Italia, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa italiana: in blucerchiato 328 partite, l’ultima delle quali fu la finale della Coppa dei Campioni perduta di misura con il Barcellona. L’epopea sampdoriana indusse la Juventus a cercarlo e in bianconero Vialli continuò a vincere: una Coppa Italia, una Supercoppa, una Coppa Uefa e la Champions League nel 1996, quando all’Olimpico di Roma la Juventus prevalse ai rigori sull’Ajax sollevando finalmente quella coppa stregata, che aveva conquistato nel 1985 tra morti e polemiche nella sciagurata serata dell’Hysel, a Bruxelles.

Dalla Juventus al Chelsea


Finale europea e addio anche quella volta, direzione Londra, sponda Chelsea, dove divenne punto di riferimento vincente giocando accanto a Gianfranco Zola. Con i blues Gianluca conquistò Coppa d’Inghilterra e Coppa di Lega, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Uefa. E’ stato il giocatore italiano più vincente all’estero.
In seguito, lasciato il campo per diventare allenatore, avrebbe guidato il Chelsea ad altri trionfi: Coppa delle Coppe, Supercoppa Uefa, Coppa di Lega, Coppa d’Inghilterra e Charity Shield. Chiuse con una breve parentesi al Watford la sua carriera di allenatore, iniziando il suo viaggio come opinionista in tv.
Era tornato al calcio vissuto a bordo campo con Mancini ct della Nazionale, piangendo di gioia per il titolo europeo vinto a Londra nel 2021: l’abbraccio fraterno e il pianto liberatorio e commosso con il ct azzurro è stata una delle immagini iconiche di quel trionfo.
Determinato e carismatico anche nell’affrontare il male, di cui aveva parlato pubblicamente, senza nascondersi, senza arrendersi scivolando in quel cono d’ombra depressivo che spesso attanaglia e mortifica chi si ritrova da un giorno all’altro a fare i conti con il dramma.
In questi ultimi giorni circolavano in rete immagini e video dei suoi giorni calcistici, delle sue prodezze: la fantastica rovesciata con cui segnò un gol per la Juventus proprio nella Cremona che lo aveva lanciato, l’urlo con cui accompagnò la Champions League sollevata alla fine di una notte magica.
Gli rimase il rimpianto di non aver vissuto da protagonista le notti del Mondiale di Italia’90: in Nazionale giocò 59 partite, realizzando 16 gol.

Stadio Olimpico 1996: il sogno Champions diventa realtà

Con pudore mi permetto di aggiungere qualcosa che mi porto dentro e che mi riempie di commozione in questo triste giorno. A Vialli e alla Juventus di Vialli mi lega il ricordo più bello della mia vita di tifoso: la Champions League del 1996. 22 maggio, la finale si giocò allo Stadio Olimpico di Roma, praticamente a due passi da casa mia. Come ogni juventino sa, quella coppa è sempre stata ed è un’ossessione e un sogno proibito. Ma quella volta il sogno di tutti divenne realtà, coronando la carriera di Gianluca Vialli che aveva scelto la Juventus anche per prendere finalmente quella coppa per le “grandi orecchie”, per quell’obiettivo, che aveva solo accarezzato in maglia blucerchiata.

Leandro De Sanctis

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