Il Pinocchio di Garrone, il nuovo classico

Pinocchio, di Matteo Garrone. La locandina del film
Pinocchio, di Matteo Garrone. La locandina del film

Il Pinocchio di Garrone, il nuovo classico. Pinocchio vede esaudito il suo desiderio di diventare bambino al termine del suo lungo viaggio, ma lo spettatore come si pone dinanzi alla versione di Matteo Garrone? Mai come nel caso della celebre opera di Carlo Collodi (pseudonimo di Carlo Lorenzini, fiorentino, 1826-1890), ogni generazione, ogni età sarà spettatrice su un diverso piano di lettura. Il Pinocchio di Garrone si pone come il nuovo classico di una fiaba che in realtà va ben oltre la favola, come spesso accade, per offrire una miniera di spunti, metafore, lezioni che vanno perfino oltre le intenzioni dello scrittore fiorentino.

Fedele all’originale

Nel restare fedele all’originale, Garrone ricrea quel mondo dandogli spessore con effetti speciali e trucchi che non tolgono nulla all’essenza della storia, ma la arricchiscono con immagini stupefacenti. E se si ha l’impressione che ad una prima visione qualche passaggio avrebbe potuto essere più approfondito, è perché gli attori scelti (a cominciare dal Mangiafuoco di Gigi Proietti) sono particolarmente incisivi.
Il Pinocchio di Garrone ha il merito di mostrare e far capire se non tutto, molto della cattiveria e della fame che caratterizzavano l’epoca di Geppetto e Pinocchio. Durissima la vita dei bambini, privati della loro infanzia così come la pensiamo oggi. Nessuna pietà per loro (basta tenere a mente il negoziante che vende e ricompra l’abbecedario).

Benigni riabilitato

Roberto Benigni dovrà essere eternamente grato a Garrone, che gli ha cucito addosso (o dovremmo dire intarsiato) un Geppetto che farà dimenticare il Pinocchio improbabile e sgangherato firmato dal Premio Oscar toscano. L’apertura del film, con il falegname costretto a mangiucchiare una forma di formaggio perché non ha legno da lavorare(esclusiva dell’avido ubriacone Mastro Ciliegia) e poi mendicante all’osteria è un pezzo di grande cinema. E Benigni ne è il protagonista, geniale e fantasioso come nei suoi momenti migliori.

Federico Ielapi, legnoso Pinocchio

L’effetto sul volto da burattino che nasconde il piccolo Federico Ielapi è una delle perle del film: i suoi occhi parlano. Il cammino verso la consapevolezza, costellato dalle esperienze negative, dai comportamenti dettati dall’assoluta mancanza di identità reale, di conoscenza del mondo umano. Errore dopo errore, incontro dopo incontro (il Gatto e la Volpe – Massimo Ceccherini e Rocco Papaleo, affamati e spietati furfanti tentatori, in perenne ricerca di stuzzichini), Lucignolo e i ladri d’infanzia che trasformano i bambini in ciuchini lavoratori) Pinocchio perderà frammenti di legno, guadagnando astuzia (davanti al giudice, quando capisce che gli innocenti vanno in prigione e conviene dichiararsi colpevoli; nella pancia della balena intuendo la possibile via di fuga; facendo tesoro della lezione del tonno) per avviarsi ad essere quel figlio umano che papà Geppetto ha cercato e inseguito per una vita. E la via della redenzione passa per l’altruismo: quando il burattino Pinocchio si mette al lavoro per prendersi cura del padre malato, il “miracolo” si compie. Solo con l’umanità, con la bontà e con il lavoro, si diventa umani.

L’attualità del Pinocchio

Ecco quindi che disegnando con perizia e fantasia i personaggi che nascondono ottimi attori, Garrone da un lato è rimasto fedele al Pinocchio di Collodi, dall’altro ha ricreato in maniera fantastica un mondo attualissimo, che gli adulti leggeranno in modo diverso dai figlioli. Loro tra qualche anno lo rivedranno con altri occhi.
E la traccia ricorrente di umanità, merce così rara all’epoca, diventa l’antidoto alla fame e alla cattiveria. L’oste che mette Geppetto a tavola con una scodella di minestra, la lacrima di commozione di Mangiafuoco, la disperazione dei bimbi diventanti somarelli nell’ìllusione di una facile scorciatoia per una vita giocosa senza istruzione. E la Fata Turchina non può salvare tutti. Meglio darsi da fare da soli.

Roberto Benigni, Geppetto nel Pinocchio di Garrone
Roberto Benigni, Geppetto nel Pinocchio di Garrone

PINOCCHIO – Italia, 2019. Regia: Matteo Garrone. Interpreti: Federico Ielapi, Roberto Benigni, Massimo Ceccherini, Rocco Papaleo, Luigi Proietti, Marine Vacht, Maria Pia Timo. Tratto dal romanzo di Collodi: Le Avventure di Pinocchio. Storia di un burattino. Durata 120 minuti.

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