Schwazer è innocente; “Finalmente giustizia”

Schwazer è innocente: “Finalmente giustizia“. “Archivazione per non aver commesso il fatto”. Il Tribunale di Bolzano ha concluso il processo di primo grado per doping nei confronti di Alex Schwazer, che da imputato si è trasformato in vittima alla luce di quanto emerso nel lungo dibattimento. Il Giudice ha accolto la richiesta del pm contestando la tesi di “opacità” da parte di Iaaf e Wada nelle analisi che portarono alla positività e alla squalifica del marciatore. E rilancia anzi durissime accuse contro le due associazioni sportive. Il giudice ritiene “accertato con altro grado di credibilità” che i campioni di urina nel 2016 furono alterati per far risultare l’atleta positivo.  Più chiaro di così…
Le accuse sono pesantissime, indegne di un organismo sportivo che dovrebbe essere limpido e super partes: falso ideologico, frode processuale, falso ideologico finalizzato a coprire il precedente falso; diffamazione”. Una sentenza che dovrebbe far arrossire anche il presidente della Iaaf, Sebastian Coe, che all’epoca, quando il TAS squalificò per otto anni il marciatore azzurro, ai giornalisti italiani spiegò il suo stupore, perché per lui quel caso di doping era come tutti gli altri. Ribadisco quanto scritto all’epoca: No, mister Coe, non era un caso come gli altri. Non lo ha capito, o ha finto di non capirlo, solo chi non voleva o aveva interesse ad avallare l’inqualificabile condotta di Iaaf e Wada ora denunciate dal Tribunale di Bolzano e da un magistrato tenace, coraggioso e intellettualmente onesto.

Iaaf e Wada distrutte, accuse gravissime dal Tribunale

“Falso ideologico, frode processuale e diffamazione”,  i reati che il gip del Tribunale di Bolzano, Walter Pelino, ipotizza nei confronti di chi avrebbe manipolato le provette di Alex Schwazer, nella sentenza sul processo doping nella quale la posizione del marciatore è archiviata per “non aver commesso il fatto”. Il giudice, che parla di “autoreferenzialità” della federazione mondiale di atletica (Iaaf) e dell’agenzia mondiale antidoping (Wada), di manipolazione delle provette, di macchina del fango, rimette gli atti al pm invitandolo a indagare su quei reati.
Un rilancio in piena regola dopo aver appurato l’innocenza del campione olimpico di Pechino 2008 e la macchinazione ordita ai suoi danni, da quel controllo dell’1 gennaio 2016 e tramite tutte le tappe successive.
Inevitabile pensare alle figuracce collezionate anche da tanti giornalisti, assai poco professionali e determinati a sposare l’ingiustizia, per antipatia o peggio nei confronti di Alex Schwazer e del suo allenatore Sandro Donati, sempre in prima linea contro il doping e autore insieme con il marciatore, della sua impresa più bella: dimostrare che un campione può andare più forte senza ricorrere al doping, ma con il solo allenamento di qualità. Alla faccia di tanti: avversari rosiconi, invidiosi vari, politicanti dello sport assai poco sportivi e dalla memoria lunga e vendicativa, telecronisti capaci di spendere decine di minuti per diffamare Schwazer perfino fuori contesto (nella telecronaca della più importante maratona italiana), giornalisti che hanno dimenticato l’etica della nostra professione, preferendo schierarsi con la menzogna e il dileggio, pur nell’evidenza dei fatti.
Sono naturalmente contento ma non certo stupito di questa sentenza, che fa onore alla Magistratura italiana. Contento perché, avendo seguito da vicino il percorso della coppia Schwazer-Donati, sul Corriere dello Sport-Stadio (finché ci ho lavorato) e su Visto dal basso mi sono sempre battuto proclamando l’innocenza di Schwazer e le innumerevoli anomalie di un caso che puzzava di marcio fin dall’inizio. Ma anche ancora amareggiato per questa pagina nera dello sport, che ha tradito se stesso e un autentico campione, sentendosi al di sopra di tutto, onnipotente al punto da costruire dal niente un falso caso di doping, con cui punire arbitrariamente Alex all’indomani della sua testimonianza presso il Tribunale di Bolzano.

“Sentenza che mi ripaga di tante battaglie”

Sono molto felice – ha detto Alex Schwazer, che si stava allenando quando ha appreso la notizia – che dopo quattro anni e mezzo di attesa, finalmente è arrivato il giorno in cui è stata fatta giustizia. Probabilmente non potrò dimenticare tutte le cose ma oggi mi ripaga un po’ di tante battaglie, che insieme ad altri che mi sono stati vicini, ho dovuto affrontare in questi anni, che non sono stati per niente facili”
Ora Schwazer procederà sia a livello di giustizia civile che sportiva per una revoca della squalifica. “Motivazioni di questa portata di un giudice penale di certo vanno prese in considerazione”, sottolinea l’avvocato Brandstaetter.
Ma al riguardo non sono troppo ottimista, nella consapevolezza che la politica sportiva è irriducibile nel difendere se stessa e nel ritenersi un mondo a parte, anche al di sopra della verità e della Legge.

Il ravvedimento di Tamberi: Una cosa da brividi

“Non ho elementi per giudicare questa notizia, posso dire però che, se dovesse essere confermata, è da brividi. Una cosa del genere, se capitasse a qualsiasi atleta al mondo, sarebbe venti volte più dolorosa dell’infortunio che ho subito a pochi giorni dall’olimpiade”. Gianmarco Tamberi lo ha dichiarato all’ANSA, dopo l’archiviazione da parte del Tribunale di Bolzano del caso doping di Alex Schwazer. Il campione azzurro del salto in alto, senza conoscere la vicenda, era stato aspro nei confronti di Alex, chiedendo che fosse radiato e definendolo una “vergogna d’Italia”, arrogandosi anche il diritto di escluderlo dalla Nazionale: “La nostra forza è essere puliti, non lo vogliamo” aveva detto a pochi mesi mesi dalle Olimpiadi di Rio.
“Non cambia la mia idea sul doping – sottolinea Tamberi -, lo sport deve essere pulito e su questo non mi muoverò mai di un centimetro, ma se è vero che Schwazer è stato incastrato – e su questo ormai non ci sono dubbi – , questa cosa è davvero vergognosa, e posso soltanto immaginare che cosa abbia passato in questi anni”.
E già, forse Gianmarco dovrebbe ripensare a quanto male fecero le sue accuse rivolte ad un innocente e quanto fossero sbagliate e inutilmente acide le sue parole. Ma almeno gli va dato atto di aver avuto l’onesta di rivedere la sua posizione, alla luce di una realtà a lui sconosciuta all’epoca, ma ben nota a tutti coloro che avevano seguito Alex del suo ritorno alle gare.

Il Tribunale di Bolzano ha assolto Schwazer per non aver commesso il fatto
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Leandro De Sanctis

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