Juventus, il coraggio delle squalifiche autolesionistiche

Juventus, il coraggio delle squalifiche autolesionistiche.
Inutile negarlo, il cartellino rosso sventolato dalla società Juventus dinanzi ai tre incoscienti McKennie, Dybala e Arthur è un atto coraggioso. Con Bonucci e Demiral fuori squadra per Covid, gentile omaggio degli intermezzi con le Nazionali, e gli altri infortunati, squalificati (Buffon per un’infrazione che definire anacronistica è poco, da cassare dal regolamento delle infrazioni), affrontare il derby con il Torino privandosi di tre elementi è una scelta decisamente forte. Autolesionistica in un momento in cui tutto o quasi è parso perduto: sicuramente i quarti di Champions, sicuramente lo scudetto (che si appresta a sostituire il bianco con l’azzurro, accanto al nero). Ma per quanto deleteria, la scelta della società bianconera è ammirevole. Una scelta che è assai più di un segnale e che non ha una valenza soltanto calcistica. Mi spiacerebbe solo se Dybala fosse ceduto anche a causa di questa sua enorme leggerezza.
Non sono tra gli integralisti inconsapevoli che per i calciatori la squadra è un datore di lavoro, il calcio una professione, non una fede come per la maggior parte della tifoseria, magari sana e sportiva. Una maxi ammenda non bastava, anche se la squalifica punisce pure la squadra, i compagni innocenti. La vicenda è arcinota: a casa di McKennie c’è stata una cena con invitati i quantità superiore al consentito, rimasti ben oltre l’orario delle 22, coprifuoco in era Covid. Certificata la presenza di Dybala e Arthur.
Personalmente avevo già trovato assai discutibile l’evasione di Arthur, volato in un giorno libero dall’amico emiro, con tanto di foto postata. A parte le restrizioni di legge, infrante in passato anche da Cristiano Ronaldo, avevo trovato di cattivo gusto la vacanza in un altro Paese di un professionista che avrebbe potuto mantenere un profilo più discreto, dopo la recentissima disavventura in cui è incappato nella partita con il Benevento. Ma quello è stato il passato.
Il futuro però è imminente e si chiama derby col Torino: è esagerato chiedere un minimo di atteggiamento rispettoso delle leggi che tutti gli altri italiani normali sono chiamati a rispettare? Ok, mi correggo: non tutti gli italiani le rispettano.
Forse anche i tre giocatori hanno ritenuto conclusa una stagione assai tormentata e deludente, ma ancora con molto da salvare. Un piazzamento che permetta di giocare la prossima Champions League. una Coppa Italia da contendere all’Atalanta. Forse la Juventus pagherà a caro prezzo questa triplice squalifica (non so quanti altri club avrebbero fatto lo stesso). Ma una società si regge anche sulle regole, scritte e non scritte. Mi auguro solo che Cristiano Ronaldo non decida da qui a fine stagione di prendersi un’altra vacanzina delle sue. La legge dovrebbe essere uguale per tutti.
Il popolo bianconero spera solo che questo sia stato l’ultimo episodio di una stagione in cui è davvero successo di tutto, come se la Juventus dovesse idealmente “scontare” i nove scudetti consecutivi. Si sapeva che non sarebbe stato un campionato normale e fin dalla sorprendente decisione in merito al forfait del Napoli nella gara di andata allo Stadium si capì l’andazzo. Squadre che hanno giocato e giocano senza giocatori colpiti da Covid, squadre che a parità di “malati”, supportati dalle ASL regionali, hanno evitato di scendere in campo. Campionato falsato? Non si può negare, ma va accettato perché l’alternativa sarebbe stata una caotica e controproducente pagina per l’industria calcistica.

Leandro De Sanctis

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